mercoledì 3 dicembre 2014

ARTICOLO 18 e OCCUPAZIONE

DIMENSIONE DELLE IMPRESE E STATUTO DEI LAVORATORI


Luca Amendola

ITP, Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg, Philosophenweg 16,
69120 Heidelberg, Germany

Sommario

La curva che indica il numero di imprese italiane in funzione del
numero di addetti mostra una chiara flessione verso il basso in
corrispondenza di 15 dipendenti. Questo fenomeno potrebbe essere
in relazione con lo Statuto dei Lavoratori che si applica alle
imprese con più di 15 dipendenti. Una correzione di tale
flessione potrebbe portare dal 3,5% al 5% in più di nuovi
occupati tra le imprese del campione preso in esame.


Il numero medio di occupati per azienda in Italia è molto
inferiore rispetto alla media EU: 3.9 contro 6.1 [1]. Questa
relativa piccolezza delle imprese italiane è spesso vista come
una delle cause della debolezza dell'economia italiana nei
mercati globali. Un'ipotesi che è stata avanzata per spiegare il
fenomeno è che la legislazione italiana sul lavoro rende oneroso
per un'azienda crescere al di sopra dei 15 dipendenti (5 se
imprese agricole) perché oltre questa soglia scatta
l'applicazione integrale dello Statuto dei Lavoratori e, in
particolare, dell'Art. 18 sui licenziamenti senza giusta causa.

L’ ANNOSA QUESTIONE DELL’ ARTICOLO 18

dello Statuto dei lavoratori


Il lavoro di Luca Amendola „Dimensioni delle imprese e Statuto dei lavoratori” è breve, ma ad alto peso specifico. Va preso molto sul serio. Mi pare infatti che confuti in un sol colpo tutta la letteratura economica che in questi anni ha sostenuto, con dati alla mano, la tesi dell’ irrilevanza dell’ articolo 18 dello statuto dei lavoratori quanto alle dimensioni delle ditte in Italia.
            Questa letteratura argomenta pressappoco così. Se l’ Art. 18, che entra in vigore per tutte le imprese non agricole con almeno 15 dipendenti, fosse veramente un peso per le imprese ed un ostacolo ad assumere, si noterebbe una presenza sovradimensionata di ditte con un numero di addetti fino a 14 ed una quantità sottodimensionata di ditte tra i 15 ed i 20/25 dipendenti. Infatti gli imprenditori tenderebbero a stare il più possibile sotto la soglia dei 15 addetti. Ma dai grafici costruiti sulla base dei dati raccolti dall’ Istat non si nota nessuno scalino brusco che segnali discontinuità. Ergo: l’ Art. 18 non frena in alcun modo la scelta degli imprenditori nel dare la dimensione giusta alla propria azienda.

lunedì 1 dicembre 2014

A PROPOSITO DI CRISI ECONOMICA

TRACCIA del DISCORSO DI PAUL KRUGMAN


al FORUM DELLA BCE sul CENTRAL BANKING
(cioè sul ruolo delle banche centrali)
      SINTRA 26/27 MAGGIO 2014 –

SCHEDA di BEPPE VANDAI
per
        VOLTA LA CARTA!! e. V. Heidelberg
       


KRUGMAN ha argomentato pressappoco così:


( I )

L’ obiettivo del 2% di inflazione, su cui convergeva e converge il consenso di tutti i banchieri centrali e della maggior parte degli economisti è troppo basso, perché non lascia alle banche centrali abbastanza spazio di manovra per gestire crisi recessive e/o deflattive. È infatti troppo vicino allo zero e conduce troppo facilmente un’ economia al livello in cui cade nella trappola della liquidità.

La zona-zero nei tassi di interesse è infatti assai pericolosa perché blocca il credito. Non c’ è infatti interesse a prestare a tasso zero, o quasi; si preferisce cioè tenersi la liquidità. Se poi si entra in deflazione, anche il semplice tenere il denaro incamerato produce un guadagno, in quanto ne aumenta il valore reale con certezza e senza alcun rischio.

INFLAZIONE / DEFLAZIONE



SCHEDA di BEPPE VANDAI
per
VOLTA LA CARTA!! e. V. Heidelberg

*                      *                      *

Il succo dell’ articolo di David Wessel Five Reasons to Worry About Deflation  (“ Cinque motivi per temere la deflazione”) – Wall Street Journal del 16.10.14http://blogs.wsj.com/washwire/2014/10/16/5-reasons-to-worry-about-deflation/
consigliato da Paul Krugman
è questo:


La deflazione comporta cinque gravi problemi:


a ) Il deflazione consiste nel declino dei prezzi e in parte dei salari (soprattutto per chi è costretto al part-time e a lavori occasionali). Per chi subisce tagli di reddito il declino dei prezzi è una magra consolazione;


b ) Vista la rigidità dei livelli salariali, la deflazione genera soprattutto disoccupazione e sotto-occupazione, spaccando in due il mondo del lavoro;

LE ATTUALI POLITICHE ANTICRISI



Schema della RELAZIONE
di Beppe Vandai
per VOLTA LA CARTA!!



Nella riunione di Volta La Carta!! del 12 novembre 2014 ho innanzitutto cercato di chiarire per sommi capi la differenza categoriale tra espressioni come "espansione/crescita", "stagnazione", "recessione" e "depressione" da un lato e di espressioni come "inflazione", "stabilità monetaria", "inflazione-zero" e "deflazione" dall' altro. Mentre i termini del primo gruppo riguardano la dinamica del prodotto nazionale (lordo o netto), quelli del secondo gruppo si riferiscono alla dinamica dei prezzi delle merci e dei servizi.  

Ci sono però naturalmente dei nessi o incompatibilità tra i fenomeni del primo e del secondo gruppo. Alcune combinazioni sono impossibili. Ad esempio la contemporaneità in un' economia nazionale di espansione/crescita e deflazione monetaria. In altri casi le cose sono invece più complicate: una stagnazione, o addirittura una recessione, possono  coesistere con l'inflazione.