Vogliamo
tentare una caratterizzazione idealtipica della borghesia. Cerchiamo
dunque di afferrarla, lungo le epoche che ha attraversato, dal punto
di vista paradigmatico.
La
borghesia è stata prima un fenomeno e poi una classe
sociale
che ha avuto uno sviluppo
processuale.
Va quindi vista come un’ entità storica in fieri. Se essa abbia
avuto uno sviluppo definitivo e cioè abbia già raggiunto la sua
forma ultima è un tema di certo interessante, che esula però dalla
nostra riflessione.
Ma
uno sviluppo processuale di che tipo ? Uno sviluppo simile a quello
di un bruco che si fa crisalide e poi farfalla o piuttosto simile ad
una formazione geologica ? Nel primo caso lo sviluppo percorre degli
stadi che ad un certo vengono meno. Superato uno stadio, questo non
ha più nessuna funzione e ‘svanisce nel nulla’. Nel secondo caso
invece, come per la formazione di una stalagmite, l’ insieme cresce
poco alla volta conservando tutte le sue fasi precedenti di
formazione. Per essere più precisi, dovremmo immaginare una
stalagmite composta non solo di un materiale (calcare) ma di più
materiali.
Nel
caso della borghesia ‘funziona’ la seconda metafora e non la
prima, poiché le sue fasi sono anche momenti costitutivi che si
sommano l’ uno sull’ altro. Ognuno è la premessa dell’ altro.
Lo sviluppo è unidirezionale e ogni momento è un punto di
non-ritorno.
* * *
Ma
prima di occuparci dell’ aspetto diacronico della questione è
opportuno tenere presente un dato sincronico che accompagna tutto lo
sviluppo della borghesia. La B. consta sempre di due grossi scomparti
che spesso, ance se non necessariamente, fioriscono in parallelo: la
borghesia del denaro e la borghesia del sapere.
La
prima consta di: mercanti, agenti di cambio, banchieri, capitalisti
agricoli, industriali, artigiani, mediatori di commercio ecc. La
seconda di: notai, avvocati, giudici, medici, farmacisti, architetti,
ingegneri, alti burocrati, tecnici vari ecc.
Non
necessariamente le due borghesie sono coesistenti e di pari peso. Può
infatti accadere che in certe fasi ed in certe aree esista e sia
importante la B. del sapere, mentre la B. del denaro sia piccola o
asfittica, quasi inesistente. Il caso inverso invece non può
esistere.
Nell’
Alto Medio Evo e fino all’ anno 1000 la borghesia del sapere
praticamente non esiste. Le funzioni burocratiche e amministrative
sono appannaggio della nobiltà. I loro uffici sono dati un feudo.
Del resto il feudalesimo ebbe il ruolo che ebbe e la sua ragion d’
essere per la debolezza o l’ inesistenza dell’ economia
monetaria.
Lo
sviluppo delle città, degli scambi, dei contratti, del credito, di
forme di amministrazione più sofisticate e specializzate, lo
sviluppo della società politica innescano e portano con sé un
enorme sviluppo ed una forte differenziazione di funzioni che, per
essere espletate, necessitano di appositi studi. Ed i servizi forniti
dal ceto che possiede certi forme di sapere vengono regolati da
contratti e remunerati in primo luogo in denaro.
* * *
Primo
approccio:
Dal
punto di vista strettamente storico ( attendendoci alle
periodizzazioni correnti ) la borghesia ha avuto tre fasi:
a
) è stata il baricentro ed il motore della vita delle città
medievali, soprattutto nel basso medioevo ( identificabile con il
termine ‘popolo’ così come lo usa ad esempio Machiavelli );
b
) è stato uno dei tre ceti dell’ Ancien Règime ( ovvero il terzo
stato );
c
) è stata la classe generale ed universale quale motore e baricentro
del passaggio alla modernità e della modernità stessa, cioè il
centro della società e dello stato moderno ed il promotore della
cittadinanza nazionale ed universale.
Secondo
approccio:
1
) La B. è
la
classe
delle città,
che le anima e le fa crescere, che si organizza nelle conjurationes:
corporazioni di mestiere, nelle università, come ceto mercantile; è
anche una delle due classi che generano il fenomeno comunale
italiano. L’ altra è la bassa nobiltà.
[
Notare che esistono tre modelli diversi di città nel Medioevo: le
città puramente borghesi, le universitates come centri di residenza
territoriale, le città-stato ].
2
) La B. è la classe che fuoriesce
dal e svelle
il mondo feudale.
È la B. a rompere
lo schema oratores/bellatores/laboratores
attorno a cui si era cristallizzata la società dall’ Alto Medioevo
in poi. E che forniva l’ intelaiatura concettuale ad ogni
riflessione teorica sulla società e sulle istituzioni statali.
In
termini economici il mondo feudale ruotava attorno al TRINOMIO
corte-autarchia-servitù della gleba, il nuovo mondo borghese invece
attorno al TRINOMIO città-scambio-lavoro libero.
La
B. è anche la classe che mina la simbiosi
feudalesimo-chiesa.cattolica. La teoria fissava come naturale e
voluta da Dio, nel suo piano provvidenziale, quella tripartizione,
che pretendeva fosse una realtà organica. La B. invece renderà nei
fatti obsoleto quello schema. Differenziò infatti in modo tanto
macroscopico la classe dei laboratores da rendere lo schema
inservibile. La funzionalità sociale ed economica della classe
borghese era tanto diversa da quella dei lavoratori salariati, degli
apprendisti, degli artigiani, o da quella dei contadini da rendere
necessaria la distinzione tra borghesia e la classe dei lavoratori
manuali. Ecco posti i germi della distinzione tra terzo e quarto
stato.
3
) La B. è la classe che costruisce e innerva, prima, il tessuto
economico della nuova
economia mercantile e
poi,
di quella manifatturiero-capitalistica.
È la classe che segna il pieno
ritorno dell’ economia monetaria,
che sviluppa il credito ( tra privati e tra privati e istituzioni
statali o pubbliche) , che crea la categoria e la funzione dell’
investimento economico.
4
) È la classe che acquista via via un peso sempre maggiore ( prima
economico e sociale e poi politico ) nella dialettica
con lo Stato assoluto
( dove c’ è ). Si affiancherà in ciò dapprima alla nobiltà,
come comprimario; poi le sarà di pari grado; infine la soppianterà.
Lo Stato ne avrà sempre più bisogno come fonte
economica
( dipendenza fiscale ) e
di potenza
economica, indirettamente come fonte di potenza militare. Non da
ultimo, attingerà sempre più dalla B. il ceto
burocratico.
Così la B. diventerà anche la spina dorsale dello Stato.
5
) La B. è la classe che contiene in sé la sottoclasse che sviluppa
il modo
di produzione
capitalistico,
che a sua volta genera
la classe operaia e i ceti impiegatizi
( ruoli ed entità sociali assolutamente nuovi ), ma anche nuove
forme di proletariato e di pauperismo. Questa sottoclasse spingerà
anche al colonialismo
moderno
e a moderne forme di sopraffazione.
6
) La B. diventerà, nell’ età moderna, essa stessa la
classe nazionale
[ vedi Olanda, poi Inghilterra e Francia, vedi città-stato come
Ginevra ]. Sarà la B. a dirigere il processo storico nazionale, a
divenire il punto di riferimento di tutti i ceti della nazione,
soppiantando così la nobiltà ( cioè l’ aristocrazia di sangue ).
7
) Con l’ Illuminismo la B. diventa anche la
classe universale tout court.
È la classe che si sente di incarnare e guidare il processo storico
del genere umano verso il dominio sulla natura, verso la società
della conoscenza e del benessere. Ma è anche la classe del diritto
universale. Infatti con essa si pone fine ad ogni forma di diritto
che ammetta privilegi e consuetudini particolari. Il diritto ha un
fondamento puramente razionale, che garantisce l’ uguaglianza di
ogni cittadino. La B. è dunque la classe dei diritti civili, della
dichiarazione dei diritti dell’ uomo, della “libertà dei
moderni“ (vedi B. Constant e Sismondi ), della trasparenza, dell’
opinione pubblica, è il centro della società civile e la
propugnatrice di un´articolazione equa e razionale tra società
civile e Stato.
Ma
noi in che mondo viviamo
? Direi: in un mondo borghese, nel regno della borghesia.
L’
ossatura funzionale della società (struttura economica, gerarchia
dei ruoli sociali, dipendenza sociale ecc.) è borghese.
Vedi
anche:
Riconoscimento
della proprietà privata, premio al rischio ben giocato e allocato,
premio al merito e non al censo né al sangue ( per lo meno in via di
principio ).
I
valori (criteri di giudizio e di azione) sono borghesi ( diritti
civili e umani, democrazia come valore in sé, stato di diritto,
separazione dei potri, diritto a sposarsi per libera scelta e non per
coazione sociale o religiosa ).
L’
organo principe di giudizio è la razionalità; si crede nella
società del sapere.
L´economia
di mercato è un punto di non ritorno. Non è il mondo della
cuccagna, né l’ universo della allocazione ottimal-razionale delle
risorse, ma si lascia correggere, controllare, guidare. In buon a
parte sa e può anche autoriformarsi.
I
processi di alienazione, di opacità, di sfruttamento, di
sottosviluppo, di manipolazione, di caduta in demagogismi, di
privatismo parassitario sono in parte premoderni, in parte moderni,
in parte post-moderni ( nel gergo ormai corrente ).
Nel
primo caso non sono da imputare all’ universo borghese. Ma allora
c’ è la possibilità di riforma borghese.
Nel
terzo caso possiamo forse distinguere a ) la contaminazione di
pre-moderno e moderno; penso ad esempio all’ incapacità di capire
il moderno ed al risorgere di atteggiamenti pre-moderni che si
vestono di modelli di vita anche ultramoderni e tecnologicamente
avanzati;
b
) il rifiuto aristocratico o da superuomo della modernità, la
svalutazione dell’ Illuminismo.
In
entrambe i casi, pur in costellazioni differenti, si può proporre la
cura borghese della modernità.
Nel
secondo caso dobbiamo chiederci se la Weltanschauung borghese offra
essa stessa le terapie adatte, oppure no. In certi frangenti credo
sia possibile una sorta di auto-terapia, cioè un’ uscita dal
negativo, dallo scacco, con mezzi borghesi. In altri invece no. L’
anello debole dell’ universo borghese è l’ individualismo. Ma lo
è pure di tanti tentativi postmoderni o antimoderni.
Beppe
Vandai
Nessun commento:
Posta un commento