organizzato a Parigi da Piketty
and Co. +
Claude Bartolone (presidente
dell’ AN)
il 21 maggio 2014
§ 1
Erano presenti circa 150 persone. A occhio
e croce una cinquantina tra parlamentari, portaborse, firmatari dei due
Manifesti (quello del gruppo di Piketty e quello del gruppo Eiffel), giornalisti e telereporter. In
più un centinaio di semplici cittadini, per lo più firmatari dell’ appello del Manifeste pour une union politique de l’
Euro [clicca qui]
La mattinata ha
avuto questo svolgimento:
* PRESENTAZIONI:
- Claude BARTOLONE (socialista, presidente
dell’ Assemblée Nationale)
- Thomas PIKETTY (promotore del Manifeste, già prof. di economia
politica a Harvard, ora professore alla Scuola di Economia di Parigi e all’
EHESS, Scuola di alti studi in scienze sociali)
** 2 TAVOLE ROTONDE:
Una sui temi economici e sociali, con le loro
implicazioni politiche.
Moderatore: Pierre Alain MUET (parlamentare
socialista, vicepresidente della Commissione Finanze dell’ AN).
A discutere: Pierre MOSCOVICI (PS, ex
ministro delle finanze), François BAROIN (gollista, ex ministro delle finanze del
governo Fillon / era Sarkozy), Eva SAS (parlamentare dei verdi, esperta di questioni
economiche), Shahin VALLÉE (del gruppo Eiffel, economista presso il think tank
Brügel di Bruxelles, membro dell’ equipe del presidente del Consiglio Europeo),
Xavier TIMBEAU (‘pikettyano’, direttore del dipartimento analisi, previsioni e
mercato del lavoro dell’ Osservatorio Francese delle Congiunture Economiche).
L’altra sul tema della democrazia nell’ UE e nell’ UEM e
sulle modifiche istituzionali da apportare;
Moderatrice: Danielle AUROI (deputata all’
AN per i verdi, presidente della commissione Affari Europei dell’ AN).
A discutere: Ulrike GUEROT (‘pikettyana’,
direttrice del Centro Simone Veil per l’ Europa di Berlino), Danielle BÉNASSY
QUÉRÉ (gruppo Eiffel, economista, professoressa alla Scuola di Economia di
Parigi, presidente del Consiglio di Analisi Economica), Guillaume DUVAL
(‘pikettyano’, direttore della rivista Alternatives èconomiques, ex-manager
industriale in Germania), Estelle GRELIER (ex-deputata del PS al parlamento
europeo, ora deputata all’ AN).
*** CHIUSURA:
- Elisabeth GUIGOU (del PS, ex ministro
della giustizia e poi del lavoro nei governi di L. JOSPIN, ora presidente della
commissione Esteri dell’ AN).
§ 2
La prima novità che vorrei segnalare è
l´esistenza di un terzo documento/appello per radicali riforme dell’ eurozona,
intitolato POUR UNE COMMUNITÉ POLITIQUE
DE L’ EURO. Tra gli estensori – che si sono chiamati Gruppo Eiffel / vedi programma
con il LINK– del manifesto figurano ex-ministri
socialisti, deputati liberali, manager o ex manager di grandi banche e di fondi
d’ investimento, diplomatici, alti funzionari europei, giuristi, economisti e
politologi attivi in diverse università. Il gruppo Eiffel ha formulato il suo
documento più o meno contemporaneamente ai ‘pikettiyani’, rifacendosi
esplicitamente al Gruppo di Glienicke, [clicca qui e qui] da cui riprende alcune proposte. Grosso
modo, gli ‘eiffeliani’ si distinguono dal Gruppo di Glienicke meno di quanto lo facciano i pikettyani, che
giungono a proposte più nette e radicali. Più sotto, alcune informazioni
ulteriori.
§ 3
Se lasciamo da parte i gollisti, che sull’
Europa hanno posizioni assai distanti da quelle dei politici e degli
intellettuali che si sono raccolti attorno ai due manifesti, tutti gli altri
partecipanti al Colloque di Parigi hanno espresso posizioni abbastanza convergenti.
Alcuni lo hanno fatto con maggiore prudenza, soprattutto i socialisti con
responsabilità di governo, altri con notevole slancio. Nell’ insieme, volendoli
etichettare, si tratta di socialisti, di liberali di sinistra e di verdi. Gli
economisti sono in parte di scuola keynesiana, in parte vicini a posizioni
ordo-liberali, segno che, se non si fa dell’ ideologia, come in Germania,
queste due scuole possono trovare punti di convergenza almeno nel trovare
soluzioni efficaci per l’ attuale crisi economica e nel disegnare un nuovo
quadro istituzionale.
§ 4
Eccettuando l’ ex-ministro gollista Baroin
e, per certi aspetti, anche Moscovici, tra tutti gli altri c’ era consenso su
queste osservazioni di fondo: a ) la gestione della crisi dell’ eurozona è
stata disastrosa, b ) i principali responsabili sono state le classi dirigenti
francese e tedesca, che sono riuscite a trasformare una crisi incresciosa, ma
piuttosto piccola (quella greca), in una crisi sistemica di tutta l’ eurozona. Nella
gestione della crisi è emerso questo drammatico paradosso: i due paesi leader,
la F e la D, sono stati, per motivi differenti, i due ostacoli principali alla
soluzione dei problemi europei. Perché e in che senso? La Francia è stata
maniacalmente attaccata al mito della propria sovranità nazionale e non ha mai
permesso di avanzare ulteriormente nel processo di trasferimento di sovranità
dalla nazione alle istituzioni europee. La Germania è stata maniacalmente
attaccata alla visione dell’ Europa quale universo di regole ferree, negando il
ruolo insostituibile della governance politica e della facoltà della ragion
giudicante (Urteilskraft). Inoltre ha sempre anteposto l’ interesse economico
nazionale, visto per di più con un corto respiro.
Altra, vasta area del consenso tra i
partecipanti:
a ) È urgente una svolta nelle politiche
economiche che * metta fine all’ austerità, ** rilanci progetti strutturali e
infrastrutturali europei che inneschino una crescita economica qualificata e ***
conduca ad una vera e propria armonizzazione, o unione, fiscale nell’ eurozona.
b ) È necessaria una svolta democratica
nell’ eurozona, una svolta che si cristallizzi anche in nuove istituzioni
accettate dagli stati e finalmente legittimate dall’ intera popolazione
europea.
Le divergenze erano piuttosto sui tempi e
sui modi di questa riforma istituzionale. Si tratta comunque di divergenze
componibili. Nessuno tra i partecipanti, nel sottolineare la bontà delle
proprie proposte, poneva pregiudiziali ultimative.
Volendo disegnare il perimetro del
consenso, in termini di proposte concrete, emergevano questi 4 punti:
I ) Serve una vera camera legislativa
dell’ eurozona, che dapprima si metta a lavorare sulle questioni
economiche, ma che in prospettiva possa andare oltre, nelle sue competenze;
II ) Serve uno stabile esecutivo
economico europeo. Forse dapprima solo un ministro delle finanze e poi una
vera governance collegiale. L’ esecutivo risponderebbe al legislativo, secondo
i principi di ogni sana democrazia liberale.
*** In entrambe le istituzioni di
deciderebbe a maggioranza. ***
III ) Il governo europeo deve avere un
suo budget, inizialmente tra lo 0,5% e l’ 1% del PIL dell’ eurozona, per
promuovere politiche economiche di sviluppo, di stimolo e di riequilibrio tra
le diverse zone dell’ Uem.
IV ) Investimenti infrastrutturali comuni
e coordinati nell’ eurozona nei settori energia, ecologia, ricerca-e-formazione
e trasporti.
§ 5
Oltre a questi aspetti, il gruppo del Manifeste pour une union politique de l’
Euro (ovvero i pikettyani) propone:
A ) una mutualizzazione parziale dei
debiti sovrani seguendo lo schema proposto nel novembre del 2011 dal Sachverständigenrat
(dai 5 consiglieri economici del
governo tedesco);
B ) di arrivare ad una politica fiscale
comune all’ eurozona, con standard uguali per tutti, ponendo fine al dumping
fiscale in corso da decenni.
Su queste cose il gruppo Eiffel non si
pronuncia, limitandosi a formulare dei principi-guida nella divisione delle
responsabilità tra gli stati e le nuove e vecchie istanze europee.
Un altro punto di divergenza riguarda la
COMPOSIZIONE DELLA CAMERA LEGISLATIVA DELLA ZONA EURO.
Se vi ricordate, il Gruppo di Glienicke
formulava due possibili soluzioni, su cui il gruppo stesso non riusciva o non
voleva pronunciarsi univocamente: a ) un parlamento della zona euro composto da
deputati dei parlamenti nazionali, secondo quote nazionali rispettose del peso
demografico dei diversi paesi, oppure b )
un parlamento della zona euro composto da deputati del parlamento
europeo (una sorta di sotto-istanza dello stesso).
Ebbene, il GRUPPO EIFFEL fa sua la
proposta (b). Propone anche che in futuro il parlamento europeo venga eletto con
un unico sistema elettorale. Gli estensori di POUR UNE COMMUNITÉ POLITIQUE DE L’ EURO propendono per il sistema
tedesco (proporzionale con sbarramento al 5%).
Il GRUPPO del MANIFESTE POUR UNE UNION
POLITIQUE DE L’ EURO (i pikettyani) invece fa sua la proposta (a) affinché
ci sia maggior ‘vicinanza’ e maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali,
avendo la nuova camera legislativa deleghe fiscali, che sempre hanno a che fare
con le sovranità nazionali.
§ 6
I partecipanti al COLLOQUE si lasciano distinguere
grosso modo in tre gruppi. Ecco in stile telegrafico le loro posizioni:
A ) SINISTRA
SOCIALISTA (ad es. BARTOLONE, MUET, GRELIER), VERDI, GRUPPO del MANIFESTE, LIBERALI DI SINISTRA e GRUPPO
EIFFEL
Necessaria una svolta economica e
democratica. L’ Europa dei governi ha fatto errori colossali e non ha
abbastanza legittimità democratica né per affrontare il cambio di registro a
tutti i livelli: fiscale, legislativo, finanziario-budgettario ecc. né per dare
ampie prospettive politiche all’ Europa nel processo della globalizzazione.
Serve una politica economica comune all’
UEM orientata alla crescita, all’ occupazione, alla giustizia sociale, allo
sviluppo comune di infrastrutture rispettose dell’ ambiente. Per fare questo
occorre una vera legittimazione democratica. Il Consiglio Europeo è tutto
fuorché una camera legislativa, legittima detentrice della sovranità
democratica. La questione della democrazia è la chiave di volta: sia per ridare
slancio all’ Europa che per ricreare fiducia a livello economico. Come si sa,
la moneta più importante è la fiducia.
Forte autocritica francese: l’
atteggiamento francese della difesa a oltranza della propria sovranità
nazionale è stato finora uno dei due maggiori ostacoli allo sviluppo europeo.
L’ altro: la difesa ad oltranza, da parte tedesca, del modello delle regole senza
la governance, oltre che l’ egoismo economico nazionale.
Proposte economiche: budget europeo,
parziale mutualizzazione dei debiti sovrani. Aumento oculato della spesa
pubblica per finanziare progetti europei. Unione fiscale. Piketty: diminuire il
carico fiscale sul lavoro e sui consumi. I membri del Gruppo Eiffel si
dimostrano più possibilisti anche per passi intermedi, come l’
istituzionalizzazione di commissioni interparlamentari tra i diversi stati. I
deputati socialisti si dimostrano invece assai delusi dall’ esperienza
franco-tedesca fatta in questo campo.
B ) La ‘DESTRA
SOCIALISTA’ ed i socialisti con responsabilità di governo (vedi MOSCOVICI
e GUIGOU) e probabilmente i CENTRISTI
(da verificare)
Una forte correzione è necessaria a
livello economico. Similarità con le analisi di cui sopra, ma… attenzione a non
giocarsi il consenso e l’ orgoglio dei francesi. Questi politici sono assai
prudenti nell’ evitare un’ autocritica chiara sul proprio deficit di
europeismo: ancora grande prudenza nel trasferire parti importanti della
propria sovranità nazionale.
Notevole attenzione alla difesa del
patrimonio economico-produttivo della Francia. Ciò non toglie che vanno
compiuti passi in avanti sulla gestione comune dell’ economia in Europa. Vedi:
ci vuole un budget europeo a disposizione per interventi di governance. E non
solo i fondi già a disposizione della Commissione.
Possibilismo su aperture ad un
rafforzamento della democraticità. In tal senso prospettano piuttosto un’
estensione sistematica delle istanze interparlamentari. Se però ci fosse più
spinta, questi attendisti sarebbero aperti a passi ulteriori.
C ) GOLLISTI
(vedi François BAROIN)
Autocritica sulla gestione economica della
crisi dell’ eurozona. Compiuti gravi errori macroeconomici. Basandosi sulle
analisi-prognosi di Blanchard (FMI) si pensava che il moltiplicatore tra
austerità e recessione sarebbe stato pari a 1. In realtà pare che sia stato tra
1,7 e 2.
Accoppiare crescita ( agendo con molta
prudenza ) e rigore fiscale, migliorando la competitività in Francia e nell’
UEM in generale. Non allargare il deficit e i debiti pubblici. Non c’ è nessuna
necessità di redistribuzione economica ( più reddito ai salariati ). Ad una giusta
distribuzione ci pensa il mercato.
È auspicabile una maggior partecipazione
democratica alla costruzione europea, ma non vanno aggiunte nuove istituzioni.
Per i gollisti è il Consiglio Europeo (dei capi di governo) l’ unica, legittima
sede legislativa in Europa. Qualche leggero ritocco va però fatto. Proposta di
invertire l’ ordine delle riunioni mensili a Bruxelles, cioè: il lunedì il Consiglio
Europeo (per ridare il primato alla politica) e il martedì l’ Ecofin.
§ 7
Mie osservazioni a margine.
Non sono né i partiti politici, né i
governi, né i sindacati, né organizzazioni settoriali, né organizzazioni di
base della società civile ad avanzare proposte adeguate a superare il deficit
democratico della costruzione europea ed i gravi problemi economici che si sono
creati. A farlo sono invece gruppi di intellettuali con grandi competenze
specifiche: economiche, giuridiche, di scienza della politica. Intellettuali
impegnati nelle università, nei think tank, in centri studi europei, in grado
di rapportarsi anche a manager, a grand commis della politica europea, e, come
abbiamo visto nel caso francese, ora anche con singoli politici sensibili a
queste tematiche.
Dall’ incontro parigino mi pare si possa
cogliere la tendenza ad allargare i contatti, ad aumentare l’ impatto delle
proposte, finché anche l’ opinione pubblica e i partiti politici ne discutano
e, sperabilmente, si approprino di proposte all’ altezza della situazione.
Quel che serve come il pane, per procedere
in modo fruttuoso, sono una maggior connessione con la società civile ed una
vera spinta illuministica per scuotere dal torpore e dalla rassegnazione l’
opinione pubblica e far breccia sui partiti politici.
A mio avviso, l’ incontro parigino andava
nel giusto senso. Si tratta ora di estendere la rete di discussione e di
rapporti. Non sarebbe ad esempio male se anche illustri intellettuali italiani
si dessero una mossa su questo terreno.
Questo l’augurio con cui mi congedo dai
pazienti lettori di queste note.
Heidelberg, 27 maggio 2014
Beppe Vandai
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