di L. Amendola, 2013
Il testo si propone di individuare
l'ideologia della borghesia industriale italiana negli anni
dall'Unità d'Italia fino alla prima guerra mondiale. L'ideologia è
intesa come la rappresentazione che un gruppo o classe sociale
formula di sé in ordine alla sua funzione e in rapporto agli altri
gruppi. L'obiettivo di tale formulazione consiste nella generazione
di concrete norme sociali, nella coesione del gruppo e nella
identificazione dei propri valori. La formulazione di una ideologia
è, tra l'altro, presupposto necessario alla creazione di scuole,
formazione, socializzazione ed è anche necessaria per sviluppare una
concezione dello Stato.
Il testo di Baglioni è in sostanza la
prima indagine su questo argomento in Italia. Come tale, la ricerca
ha cercato di identificare tutta la letteratura primaria disponibile
(giornali dell'epoca, indagini parlamentari, testi aziendali, etc).
La tesi centrale è che la borghesia
industriale italiana abbia attivamente cercato la protezione delle
classi egemoni tradizionali (l'aristocrazia, il latifondo, i
banchieri e la finanza, la burocrazia statale, l'esercito e la
polizia, la Chiesa) senza mai sfidarle apertamente ne' cercare di
proporsi come nuova classe egemone. In sostanza, non ha mai cercato
di rinnovare profondamente lo Stato ne' di prenderne le redini, ma si
è alleata con le classi tradizionali (in teoria sue antagoniste) al
fine di mantenere i propri privilegi, di controllare i lavoratori, di
combattere la legislazione sociale (specie in epoca giolittiana,
1902-1913), di innalzare barriere protezionistiche. Questo
atteggiamento è in profondo contrasto con quello della borghesia nei
paesi anglo-americani.
Seconda tesi, solo accennata: dopo
Giolitti, che aveva cercato di mantenere lo Stato neutrale di fronte
ai sempre più frequenti contrasti tra imprenditori e operai, la
borghesia industriale teme di non poter più riuscire a proteggere
efficacemente i proprio interessi. A questo punto, gli elementi di
liberalismo vengono sopraffatti da quelli più conservatori e la
richiesta allo Stato di protezionismo e di controllo sociale
autoritario si fa sempre più pressante. Questo, secondo l'autore, fu
il preludio all'adesione entusiastica della borghesia al fascismo.
Nella seconda parte del libro, vengono
affrontati una serie di case studies . Tra
questi, il capitalismo milanese visto attraverso l'esperienza di
Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, in particolare i
contrasti con Giolitti. Albertini si erge esplicitamente a difensore
della ricca e dinamica borghesia milanese, contro uno Stato romano
corrotto e socialisteggiante (di cui Giolitti rappresenta l'epitome),
verso cui c'è una profonda sfiducia ma nessun desiderio di prenderne
il posto, purché lo sviluppo economico resti libero da impacci e
regolamenti.
L'esperienza
di Alesseandro Rossi, fondatore delle Lane Rossi Vicenza, esempio di
industriale moderno, innovatore, creatore di un welfare
state privato per i suoi operai,
attivo in prima persona anche in politica (fu senatore) ma
estremamente attento a difendere la fabbrica da ogni interferenza
statale: lo Stato deve solo permettere all'imprenditore di comandare
liberamente per il bene della fabbrica e degli stessi operai, ma non
deve creare una dannosa legislazione sociale.
Baglioni introduce due schemi
classificativi, uno relativo alle modalità di industrializzazione,
uno relativo alle ideologie.
Classificazione 1
Modalita' di industrializzazione
A
industrializzazione guidata dalla nuova
classe degli imprenditori. Gli imprenditori, classe emergente,
sfidano lo Stato e le classi tradizionali (nobilita', latifondisti)
imponendo un superamento dell'ordine tradizionale. Esempi: UK, USA
B1
industrializzazione
guidata dallo Stato e dalle classi dominanti tradizionali. Esempi:
Germania, Giappone, Russia
B2
industrializzazione
guidata dalle classe borghese/mercantile in accordo e con la
protezione dello Stato e delle classi tradizionali. Esempi. Francia,
Italia
In generale, la
tesi centrale è che la borghesia nei Paesi di tardo capitalismo
hanno bisogno di allearsi con lo Stato (e quindi con le classi che lo
controllano) per instaurare un protezionismo efficace e difendersi
dalle proteste e richieste degli operai. Questa allenza può avvenire
perchè è lo Stato stesso che promuove il capitalismo industriale
(B1) o perché la borghesia, pur attiva e dinamica, si allea con lo
Stato (B2). In questo secondo caso, la borghesia offre sviluppo
economico e garanzia di lasciare il potere politico alle classi
tradizionali in cambio di protezione, commesse, finanziamenti,
moderazione nella legislazione sociale e controllo dei sindacati.
Classificazione 2
Ideologie della borghesia
imprenditoriale
Prime fasi
dell'industrializzazione:
I Ideologia
della dipendenza o
paternalismo
fondata sui
rapporti sociali/politici
tipico dei Paesi
B1
II
Ideologia dell'autonomia
o dell'individualismo
fondata sui
rapporti di produzione
tipico dei Paesi A
legami con l'etica
protestante
letteratura
smilesiana
di self-help (da Samuel Smiles)
Avanzate fasi
dell'industrializzazione:
III Ideologia
degli ideali superiori (nazionalismo, fervore religioso, militarismo,
saintsimonismo)
fondata sui
rapporti sociali/politici
tipico dei Paesi
B1
saintsimonismo
in Francia: socialismo nazionalista, protezionismo, utopia
tipico del
capitalismo di area milanese
IV
Ideologia della collaborazione
fondata sui
rapporti di produzione
tipico dei Paesi A
(dove si declina in Taylorismo)
e dei Paesi B2
(nelle varie forme del pensiero cristiano-sociale, corporativismo,
tipico del capitalismo area torinese)
L'evoluzione dei
vari Paesi tra le ideologie, spesso coesistenti in qualche misura
nelle stesse epoche di uno stesso Paese, avviene in maniera
complessa. Per l'Italia, la tesi dell'autore è che la fase
paternalista, dai primi anni dell'industrializzazione fino al
giolittismo (esemplificata da A. Rossi) è seguita dalla fase degli
ideali superiori, in particolare il nazionalismo della prima guerra
mondiale e il fascismo.
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