domenica 27 luglio 2014

Note sul colloquio "Pour une Europe plus démocratique"

organizzato a Parigi da Piketty and Co. +
Claude Bartolone (presidente dell’ AN)
il 21 maggio 2014 

§ 1

Erano presenti circa 150 persone. A occhio e croce una cinquantina tra parlamentari, portaborse, firmatari dei due Manifesti (quello del gruppo di Piketty e quello del gruppo Eiffel), giornalisti e telereporter. In più un centinaio di semplici cittadini, per lo più firmatari dell’ appello del Manifeste pour une union politique de l’ Euro [clicca qui]


La mattinata ha avuto questo svolgimento:

* PRESENTAZIONI:

- Claude BARTOLONE (socialista, presidente dell’ Assemblée Nationale)
- Thomas PIKETTY (promotore del Manifeste, già prof. di economia politica a Harvard, ora professore alla Scuola di Economia di Parigi e all’ EHESS, Scuola di alti studi in scienze sociali)

** 2 TAVOLE ROTONDE:

Una sui temi economici e sociali, con le loro implicazioni politiche.
Moderatore: Pierre Alain MUET (parlamentare socialista, vicepresidente della Commissione Finanze dell’ AN).
A discutere: Pierre MOSCOVICI (PS, ex ministro delle finanze), François BAROIN (gollista, ex ministro delle finanze del governo Fillon / era Sarkozy), Eva SAS (parlamentare dei verdi, esperta di questioni economiche), Shahin VALLÉE (del gruppo Eiffel, economista presso il think tank Brügel di Bruxelles, membro dell’ equipe del presidente del Consiglio Europeo), Xavier TIMBEAU (‘pikettyano’, direttore del dipartimento analisi, previsioni e mercato del lavoro dell’ Osservatorio Francese delle Congiunture Economiche).

L’altra sul tema della democrazia nell’ UE e nell’ UEM e sulle modifiche istituzionali da apportare;
Moderatrice: Danielle AUROI (deputata all’ AN per i verdi, presidente della commissione Affari Europei dell’ AN).
A discutere: Ulrike GUEROT (‘pikettyana’, direttrice del Centro Simone Veil per l’ Europa di Berlino), Danielle BÉNASSY QUÉRÉ (gruppo Eiffel, economista, professoressa alla Scuola di Economia di Parigi, presidente del Consiglio di Analisi Economica), Guillaume DUVAL (‘pikettyano’, direttore della rivista Alternatives èconomiques, ex-manager industriale in Germania), Estelle GRELIER (ex-deputata del PS al parlamento europeo, ora deputata all’ AN).


*** CHIUSURA:
- Elisabeth GUIGOU (del PS, ex ministro della giustizia e poi del lavoro nei governi di L. JOSPIN, ora presidente della commissione Esteri dell’ AN).


§ 2


La prima novità che vorrei segnalare è l´esistenza di un terzo documento/appello per radicali riforme dell’ eurozona, intitolato POUR UNE COMMUNITÉ POLITIQUE DE L’ EURO. Tra gli estensori – che si sono chiamati Gruppo Eiffel / vedi programma con il LINK– del manifesto figurano ex-ministri socialisti, deputati liberali, manager o ex manager di grandi banche e di fondi d’ investimento, diplomatici, alti funzionari europei, giuristi, economisti e politologi attivi in diverse università. Il gruppo Eiffel ha formulato il suo documento più o meno contemporaneamente ai ‘pikettiyani’, rifacendosi esplicitamente al Gruppo di Glienicke, [clicca qui e qui] da cui riprende alcune proposte. Grosso modo, gli ‘eiffeliani’ si distinguono dal Gruppo di Glienicke  meno di quanto lo facciano i pikettyani, che giungono a proposte più nette e radicali. Più sotto, alcune informazioni ulteriori.


§ 3


Se lasciamo da parte i gollisti, che sull’ Europa hanno posizioni assai distanti da quelle dei politici e degli intellettuali che si sono raccolti attorno ai due manifesti, tutti gli altri partecipanti al Colloque di Parigi hanno espresso posizioni abbastanza convergenti. Alcuni lo hanno fatto con maggiore prudenza, soprattutto i socialisti con responsabilità di governo, altri con notevole slancio. Nell’ insieme, volendoli etichettare, si tratta di socialisti, di liberali di sinistra e di verdi. Gli economisti sono in parte di scuola keynesiana, in parte vicini a posizioni ordo-liberali, segno che, se non si fa dell’ ideologia, come in Germania, queste due scuole possono trovare punti di convergenza almeno nel trovare soluzioni efficaci per l’ attuale crisi economica e nel disegnare un nuovo quadro istituzionale.


§ 4


Eccettuando l’ ex-ministro gollista Baroin e, per certi aspetti, anche Moscovici, tra tutti gli altri c’ era consenso su queste osservazioni di fondo: a ) la gestione della crisi dell’ eurozona è stata disastrosa, b ) i principali responsabili sono state le classi dirigenti francese e tedesca, che sono riuscite a trasformare una crisi incresciosa, ma piuttosto piccola (quella greca), in una crisi sistemica di tutta l’ eurozona. Nella gestione della crisi è emerso questo drammatico paradosso: i due paesi leader, la F e la D, sono stati, per motivi differenti, i due ostacoli principali alla soluzione dei problemi europei. Perché e in che senso? La Francia è stata maniacalmente attaccata al mito della propria sovranità nazionale e non ha mai permesso di avanzare ulteriormente nel processo di trasferimento di sovranità dalla nazione alle istituzioni europee. La Germania è stata maniacalmente attaccata alla visione dell’ Europa quale universo di regole ferree, negando il ruolo insostituibile della governance politica e della facoltà della ragion giudicante (Urteilskraft). Inoltre ha sempre anteposto l’ interesse economico nazionale, visto per di più con un corto respiro.

Altra, vasta area del consenso tra i partecipanti:
a ) È urgente una svolta nelle politiche economiche che * metta fine all’ austerità, ** rilanci progetti strutturali e infrastrutturali europei che inneschino una crescita economica qualificata e *** conduca ad una vera e propria armonizzazione, o unione, fiscale nell’ eurozona.
b ) È necessaria una svolta democratica nell’ eurozona, una svolta che si cristallizzi anche in nuove istituzioni accettate dagli stati e finalmente legittimate dall’ intera popolazione europea.
Le divergenze erano piuttosto sui tempi e sui modi di questa riforma istituzionale. Si tratta comunque di divergenze componibili. Nessuno tra i partecipanti, nel sottolineare la bontà delle proprie proposte, poneva pregiudiziali ultimative.

Volendo disegnare il perimetro del consenso, in termini di proposte concrete, emergevano questi 4 punti:
I ) Serve una vera camera legislativa dell’ eurozona, che dapprima si metta a lavorare sulle questioni economiche, ma che in prospettiva possa andare oltre, nelle sue competenze;
II ) Serve uno stabile esecutivo economico europeo. Forse dapprima solo un ministro delle finanze e poi una vera governance collegiale. L’ esecutivo risponderebbe al legislativo, secondo i principi di ogni sana democrazia liberale.
*** In entrambe le istituzioni di deciderebbe a maggioranza. ***
III ) Il governo europeo deve avere un suo budget, inizialmente tra lo 0,5% e l’ 1% del PIL dell’ eurozona, per promuovere politiche economiche di sviluppo, di stimolo e di riequilibrio tra le diverse zone dell’ Uem.
IV ) Investimenti infrastrutturali comuni e coordinati nell’ eurozona nei settori energia, ecologia, ricerca-e-formazione e trasporti.


§ 5


Oltre a questi aspetti, il gruppo del Manifeste pour une union politique de l’ Euro (ovvero i pikettyani) propone:
A ) una mutualizzazione parziale dei debiti sovrani seguendo lo schema proposto nel novembre del 2011 dal Sachverständigenrat (dai 5 consiglieri economici del governo tedesco);
B ) di arrivare ad una politica fiscale comune all’ eurozona, con standard uguali per tutti, ponendo fine al dumping fiscale in corso da decenni.
Su queste cose il gruppo Eiffel non si pronuncia, limitandosi a formulare dei principi-guida nella divisione delle responsabilità tra gli stati e le nuove e vecchie istanze europee.

Un altro punto di divergenza riguarda la COMPOSIZIONE DELLA CAMERA LEGISLATIVA DELLA ZONA EURO.
Se vi ricordate, il Gruppo di Glienicke formulava due possibili soluzioni, su cui il gruppo stesso non riusciva o non voleva pronunciarsi univocamente: a ) un parlamento della zona euro composto da deputati dei parlamenti nazionali, secondo quote nazionali rispettose del peso demografico dei diversi paesi, oppure b )  un parlamento della zona euro composto da deputati del parlamento europeo (una sorta di sotto-istanza dello stesso).
Ebbene, il GRUPPO EIFFEL fa sua la proposta (b). Propone anche che in futuro il parlamento europeo venga eletto con un unico sistema elettorale. Gli estensori di POUR UNE COMMUNITÉ POLITIQUE DE L’ EURO propendono per il sistema tedesco (proporzionale con sbarramento al 5%).
Il GRUPPO del MANIFESTE  POUR UNE UNION POLITIQUE DE L’ EURO (i pikettyani) invece fa sua la proposta (a) affinché ci sia maggior ‘vicinanza’ e maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali, avendo la nuova camera legislativa deleghe fiscali, che sempre hanno a che fare con le sovranità nazionali.


§ 6


I partecipanti al COLLOQUE si lasciano distinguere grosso modo in tre gruppi. Ecco in stile telegrafico le loro posizioni:

A ) SINISTRA SOCIALISTA (ad es. BARTOLONE, MUET, GRELIER), VERDI, GRUPPO del MANIFESTE, LIBERALI DI SINISTRA e GRUPPO EIFFEL

Necessaria una svolta economica e democratica. L’ Europa dei governi ha fatto errori colossali e non ha abbastanza legittimità democratica né per affrontare il cambio di registro a tutti i livelli: fiscale, legislativo, finanziario-budgettario ecc. né per dare ampie prospettive politiche all’ Europa nel processo della globalizzazione.

Serve una politica economica comune all’ UEM orientata alla crescita, all’ occupazione, alla giustizia sociale, allo sviluppo comune di infrastrutture rispettose dell’ ambiente. Per fare questo occorre una vera legittimazione democratica. Il Consiglio Europeo è tutto fuorché una camera legislativa, legittima detentrice della sovranità democratica. La questione della democrazia è la chiave di volta: sia per ridare slancio all’ Europa che per ricreare fiducia a livello economico. Come si sa, la moneta più importante è la fiducia.

Forte autocritica francese: l’ atteggiamento francese della difesa a oltranza della propria sovranità nazionale è stato finora uno dei due maggiori ostacoli allo sviluppo europeo. L’ altro: la difesa ad oltranza, da parte tedesca, del modello delle regole senza la governance, oltre che l’ egoismo economico nazionale.

Proposte economiche: budget europeo, parziale mutualizzazione dei debiti sovrani. Aumento oculato della spesa pubblica per finanziare progetti europei. Unione fiscale. Piketty: diminuire il carico fiscale sul lavoro e sui consumi. I membri del Gruppo Eiffel si dimostrano più possibilisti anche per passi intermedi, come l’ istituzionalizzazione di commissioni interparlamentari tra i diversi stati. I deputati socialisti si dimostrano invece assai delusi dall’ esperienza franco-tedesca fatta in questo campo.

B ) La ‘DESTRA SOCIALISTA’ ed i socialisti con responsabilità di governo (vedi MOSCOVICI e  GUIGOU) e probabilmente i CENTRISTI (da verificare)

Una forte correzione è necessaria a livello economico. Similarità con le analisi di cui sopra, ma… attenzione a non giocarsi il consenso e l’ orgoglio dei francesi. Questi politici sono assai prudenti nell’ evitare un’ autocritica chiara sul proprio deficit di europeismo: ancora grande prudenza nel trasferire parti importanti della propria sovranità nazionale.

Notevole attenzione alla difesa del patrimonio economico-produttivo della Francia. Ciò non toglie che vanno compiuti passi in avanti sulla gestione comune dell’ economia in Europa. Vedi: ci vuole un budget europeo a disposizione per interventi di governance. E non solo i fondi già a disposizione della Commissione.

Possibilismo su aperture ad un rafforzamento della democraticità. In tal senso prospettano piuttosto un’ estensione sistematica delle istanze interparlamentari. Se però ci fosse più spinta, questi attendisti sarebbero aperti a passi ulteriori.

C ) GOLLISTI (vedi François BAROIN)

Autocritica sulla gestione economica della crisi dell’ eurozona. Compiuti gravi errori macroeconomici. Basandosi sulle analisi-prognosi di Blanchard (FMI) si pensava che il moltiplicatore tra austerità e recessione sarebbe stato pari a 1. In realtà pare che sia stato tra 1,7 e 2.

Accoppiare crescita ( agendo con molta prudenza ) e rigore fiscale, migliorando la competitività in Francia e nell’ UEM in generale. Non allargare il deficit e i debiti pubblici. Non c’ è nessuna necessità di redistribuzione economica ( più reddito ai salariati ). Ad una giusta distribuzione ci pensa il mercato.

È auspicabile una maggior partecipazione democratica alla costruzione europea, ma non vanno aggiunte nuove istituzioni. Per i gollisti è il Consiglio Europeo (dei capi di governo) l’ unica, legittima sede legislativa in Europa. Qualche leggero ritocco va però fatto. Proposta di invertire l’ ordine delle riunioni mensili a Bruxelles, cioè: il lunedì il Consiglio Europeo (per ridare il primato alla politica) e il martedì l’ Ecofin.

§ 7


Mie osservazioni a margine.
Non sono né i partiti politici, né i governi, né i sindacati, né organizzazioni settoriali, né organizzazioni di base della società civile ad avanzare proposte adeguate a superare il deficit democratico della costruzione europea ed i gravi problemi economici che si sono creati. A farlo sono invece gruppi di intellettuali con grandi competenze specifiche: economiche, giuridiche, di scienza della politica. Intellettuali impegnati nelle università, nei think tank, in centri studi europei, in grado di rapportarsi anche a manager, a grand commis della politica europea, e, come abbiamo visto nel caso francese, ora anche con singoli politici sensibili a queste tematiche.
Dall’ incontro parigino mi pare si possa cogliere la tendenza ad allargare i contatti, ad aumentare l’ impatto delle proposte, finché anche l’ opinione pubblica e i partiti politici ne discutano e, sperabilmente, si approprino di proposte all’ altezza della situazione.
Quel che serve come il pane, per procedere in modo fruttuoso, sono una maggior connessione con la società civile ed una vera spinta illuministica per scuotere dal torpore e dalla rassegnazione l’ opinione pubblica e far breccia sui partiti politici.
A mio avviso, l’ incontro parigino andava nel giusto senso. Si tratta ora di estendere la rete di discussione e di rapporti. Non sarebbe ad esempio male se anche illustri intellettuali italiani si dessero una mossa su questo terreno.
Questo l’augurio con cui mi congedo dai pazienti lettori di queste note.

Heidelberg, 27 maggio 2014


Beppe Vandai

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