mercoledì 21 dicembre 2016

Traduzione da MAKROSKOP - CONGIUNTURA NOVEMBRE 2016 - SEMPRE STAGNAZIONE

Makroskop
Analisi critica di politica ed economia
(Traduzione di Michele Paratico)

La congiuntura economica tedesca ed europea nell’autunno 2016: tutti i segnali indicano una continuazione della stagnazione 
–  1  –  La Redazione – Mercoledì 9 Novembre, 2016

Quasi inosservati dal pubblico tedesco gli indicatori della congiuntura economica  tedesca in settembre sono risultati di nuovo molto deboli. Dopo che in questo mese si è largamente celebrato l’andamento positivo dell’indice ifo [che segnala la congiuntura in base alla valutazione soggettiva di un vasto campione di operatori di tutti i settori economici, ndt.], la stampa specializzata non vuole capire che questo non è ancora il punto di svolta.

Si può tuttavia scommettere già adesso, che l’Ufficio Statistico Federale il 15 novembre, alla presentazione dei primi dati del PIL nel terzo trimestre, parlerà di nuovo di una economia tedesca in crescita. E naturalmente i media tedeschi celebreranno ancora questi dati come una nuova prova che il motore dell’economia tedesca sta rombando.

Con la sua stima flash di uno 0,3% di crescita (riferita al trimestre precedente) Eurostat ha prestabilito per l’Eurozona la direzione, prima ancora che i risultati della produzione nel terzo trimestre dei maggiori paesi come la Germania fossero disponibili. Non è importante cosa gli indicatori economici mostrino, la cosa principale è che si possa annunciare una crescita. La Spagna naturalmente sapeva esattamente che il suo PIL nel terzo trimestre è cresciuto dello 0,7% (rispetto al trimestre precedente), poiché il PIL in Spagna cresce invero sempre dello 0,7% o dello 0,8%. Questa è, diciamo, una legge di natura.


In Germania in ogni caso anche in settembre non si riesce a vedere nessun segno di ripresa nei dati che si possono ritenere affidabili (Grafico/Abbildung 1).
Gli ordinativi nell’industria manifatturiera stagnano a livello 110 (con un indice = 100 nel 2010) e questo è il livello che l’indice mantiene dalla bellezza di tre anni (dalla metà del 2013). Ma proprio questo livello era già stato raggiunto nel 2011. E questo sarebbe un Boom?

Auftragseingang im Verarbeitenden Gewerbe  Ordinativi nell’industria manifatturiera
Ausland  export Inland  mercato interno Insgesamt  aggregato
Volumenindex 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonsbereignt  Indice in volume 2010 = 100, per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali
Quelle: Statistisches Bundesamt  Fonte: Ufficio Statistico Federale

Particolarmente debole è infine la domanda interna, che riguarda soprattutto i beni di consumo. Ma anche per i beni strumentali si può parlare di ristagno. Se si considera inoltre che nel terzo trimestre di quest’anno le vendite al dettaglio non sono superiori a quelle del primo, si deve constatare che il mercato interno in Germania non lascia intravedere nessun segno di dinamismo.

Anche la domanda estera cresce di poco ma si mantiene comunque ad un livello superiore a quello degli anni precedenti. Se si separasse la domanda europea dal resto della domanda estera (Grafico/Abbildung 2), si vedrebbe come il resto del mondo continua a essere debole mentre gli unici impulsi vengono dai paesi dell’Euro. Una cosa inconcepibile, se le regole del consolidamento dei bilanci pubblici fossero state seguite come il ministro delle finanze tedesco avrebbe voluto.

Auftragseingang im Verarbeitenden Gewerbe aus dem Ausland  Ordinativi dall’estero nell’industria manifatturiera 
Auftragseingang aus dem Ausland (Nicht-Eurozone)  Ordinativi dall’estero (paesi fuori dall‘area Euro)
Auftragseingang aus der Eurozone  Ordinativi dai paesi dell’area Euro
Volumenindex 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonsbereignt  Indice in volume 2010 = 100, per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali 
Quelle: Statistisches Bundesamt  Fonte: Ufficio Statistico Federale


Anche l’indice ifo, che in settembre era salito significativamente dando ai media tedeschi motivi per festeggiare, non ha portato nessun cambiamento essenziale di questo quadro (Grafico/Abbildung 3). Nonostante un minimo innalzamento anche in ottobre l’indice non mostra nient’altro che gli ordinativi, semplicemente oscilla di più. Anche qui non si può certo parlare di una ripresa. Le oscillazioni che si sono osservate in entrambi gli ultimi due anni sono semplicemente non interpretabili.

Ancora meno affidabili sono altri indicatori, che si appoggiano a sondaggi. Continuamente viene menzionato dalla stampa il cosiddetto indice Markit. Ma questo mostra da anni una solida ripresa in Germania (persino nell’Industria), che non si trova da nessuna parte nei dati concreti. 

ifo-Geschäftsklima und Auftragseingänge  ifo-Clima economico e ordinativi 
Geschäftsklima  Clima economico 
Auftragseingänge  Ordinativi 
Geschäftsklima Deutschland, Indexwerte, 2005=100, saisonsbereignt  Clima economico in Germania, valori dell’indice, 2005=100, al netto di effetti stagionali 
Verarbeitendes Gewerbe Deutschland, Volumenindex, 2010=100, arbeitstäglich saisonsbereinigt  Industria manifatturiera in Germania, indice in volume, 2010 = 100, per giorno lavorativo e senza effetti stagionali 
Quellen: ifo Konjunkturtest, Statistisches Bundesamt  Fonti: ifo-Konjunkturtest, Ufficio Statistico Federale


Giovedì di questa settimana sono stati pubblicati i dati della produzione industriale e del settore edile di settembre. Anche qui lo stesso quadro: la produzione dell’industria manifatturiera (settore edile e industriale insieme) mostra il quadro di una economia in stagnazione da tre anni (qui sotto il grafico originale fornito dalla Bundesbank). Tra l’altro, il settore edile si è mostrato ultimamente ancora più debole di quello industriale.


Konjunkturindikatoren  Indicatori congiunturali
Produktion im Produzierende Gewerbe – Gesamtüberblick  Produzione nell’industria manifatturiera - panoramica
Gleitender Durchschnitt über (...)  Monate  Media mobile su (...) mesi
monatlich  mensile
logarithmischer Maßtab  scala logaritmica
Insgesamt  aggregato


I valori trimestrali di quest’anno, al netto di effetti stagionali, secondo le statistiche della Banca Federale Tedesca, riportano 110,2 nel primo, 109,7 nel secondo e 109,9 nel terzo trimestre. E questo sarebbe un Boom? L’Ufficio Statistico Federale mostrerà sicuramente il 15 novembre un impressionante numero della crescita del PIL. Dopo che, nel secondo trimestre, a fronte di un calo della produzione dell’industria manifatturiera, sono riusciti a calcolare una crescita dello 0,4% di tutta l’economia, uno 0,2% o uno 0,3% rispetto al trimestre precedente sono da considerarsi un obbligo!

* * *
–  2  –  La Redazione – Mercoledì 16 Novembre, 2016

Il più importante indicatore economico europeo anche in settembre non si è quasi mosso. La produzione industriale dell’area Euro continua a rimanere ad un livello lievemente superiore a quello che aveva già raggiunto nell’anno precedente. Con ciò, il livello della produzione dell’area Euro non è praticamente più salito dalla metà del 2011

Lo sviluppo della produzione industriale europea è rimasto piatto anche in settembre (Grafico/Abbildung 1). Infatti la produzione in settembre è rimasta poco più dell’ 1% sopra il livello dell’anno precedente, ma questo è praticamente niente se rapportato all’esperienza che ci insegna come la produzione industriale debba  essere l’elemento trainante e dominante.


Industrieproduktion im Euroraum insgesamt und in den „Kernländern“  Produzione industriale aggregata nell’area Euro e in Italia, Francia e Germania (i paesi centrali)
Deutschland  Germania Frankreich  Francia EWU 19  19 paesi dell’Unione Monetaria
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terra, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat


In Francia, Italia e Germania c’è stato in settembre di nuovo un contraccolpo, tuttavia quello italiano non ha completamente annullato il livello di produzione leggermente superiore dei mesi precedenti. La Francia può registrare tutto il 2016 come niente più che stagnazione e anche per la Germania, per come procede, il parlare di passo di lumaca suona già esagerato.

Lo stesso vale anche per il Sud Europa (Grafico/Abbildung 2). Tutti i tre stati sono in stagnazione come minimo dall’inizio dell’anno scorso. In Spagna, dove l’ufficio statistico ha „calcolato“ (in corsivo nell’originale, n.d.t.) di nuovo una robusta crescita dello 0,7% per il terzo trimestre (rispetto al precedente trimestre), la produzione industriale nel terzo trimestre si colloca di un soffio sopra quella del secondo trimestre. Anche il Portogallo è in stagnazione e la Grecia continua a rimanere senza speranza. Il disastro in Grecia viene palesemente ignorato dall’Eurogruppo, che è responsabile di questo sviluppo. Si dovrebbe almeno ora ammettere, e concedere al paese, che è necessaria una politica completamente differente.

Industrieproduktion in Spanien, Portugal und Griechenland  Produzione industriale in Spagna, Portogallo e Grecia
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  riferito per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terra, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia  
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat




Ma anche nel Nord la situazione attuale nell’Industria non è molto migliore. (Grafico/Abbildung 3). L’Austria ha guadagnato qualcosa e si trova ora dopo tanti anni due o tre punti percentuali sopra il livello di stagnazione, equivalente a meno di 110 (con un  indice 2010 = 100). In Belgio si è andati in settembre di nuovo giù, così che non si può dire se la leggera ripresa che si era vista prima sarà stabile. L’Olanda ha registrato di nuovo una crescita ma di livello estremamente basso.

Industrieproduktion in Österreich, Belgien und den Niederlanden  Produzione industriale in Austria, Belgio e Olanda
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terra, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat



Nell’Europa del Nord c‘è stato un sorprendente forte crollo in Danimarca e Norvegia (Grafico/Abbildung 4). Queste curve mostrano in verità, ogni tanto, marcate oscillazioni, ma così forti come quella attuale sono rare. Al crollo di Norvegia e Danimarca si contrappone però una forte crescita in Svezia. Anche in questo autunno la Finlandia non riesce a sfuggire al suo ormai quinto anno di recessione industriale, e questo nonostante sia uno scolaretto modello in fatto di “riforme” (in corsivo nell’originale, n.d.t.)


Industrieproduktion in Nordeuropa  Produzione industriale nel Nord Europa
Dänemark  Danimarca  Norwegen  Norvegia  Finnland  Finlandia  Schweden Svezia
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terra, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat



Tra gli stati baltici ci sono numeri positivi dall’Estonia ma la Lettonia e la Lituania non confermano che ci sia un vero cambiamento per il meglio (Grafico/Abbildung 5).

Industrieproduktion im Baltikum  Produzione industriale nei paesi baltici
Litauen  Lituania  Lettland  Lettonia  Estland  Estonia 
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100) per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terra, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat


Nell’Europa centrale e nell’Europa dell’Est è avvenuto il recupero del crollo dell’estate, che noi avevamo previsto (Grafico/Abbildung 6). In Slovacchia e nella Rep.Ceca sono stati di nuovo raggiunti i livelli che erano stati registrati in estate prima del crollo. La Polonia e l’Ungheria sono deboli mentre in Slovenia si può ora parlare di una vera svolta verso una ripresa: la produzione industriale si trova già 15% sopra il livello della fine del 2014.

Industrieproduktion in einigen osteuropäischen Staaten  Produzione industriale in alcuni paesi dell’Europa dell’Est
Slowakei  Slovacchia  Tschechien  Rep.Ceca  Ungarn  Ungheria  Slowenien  Slovenia 
Polen  Polonia
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terre, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat


Bulgaria, Romania e Croazia (Grafico/Abbildung 7) si trovano ancora in una forte stagnazione. Diversamente dalla Slovenia, la Croazia non può convertire il leggero miglioramento in una vera ripresa. Nel paese, nel quale la situazione politica diventa sempre più instabile, l’industria ristagna già dal 2009. Per un paese a questo stadio di sviluppo, questo è semplicemente catastrofico.


Industrieproduktion in Bulgarien, Rumänien und Kroatien  Produzione industriale in Bulgaria, Romania e Croazia
Rumänien  Romania  Bulgarien  Bulgaria  Kroatien  Croazia  
Arbeitstäglich und saisonsbereignter Volumenindex (2010 = 100) für Bergbau, Gewinnung von Steinen und Erden, verarbeitendes Gewerbe / Herstellung von Waren und Energieversorgung  Indice in volume (2010 = 100)  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali per industria mineraria, estrazione di pietre e terre, industria manifatturiera/Produzione di beni e di energia 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat

Leggete nella terza parte come si sviluppano i rimanenti indicatori e cosa si può ricavare da questi risultati.


* * *
–  3  –  La Redazione – Lunedì 21 Novembre, 2016

La produzione del settore edile continua a rimanere debole, persino il commercio al dettaglio è minacciato dalla stagnazione. Tutti i discorsi su una ripresa europea rimangono più una speranza che verità. La politica economica continua a fallire in una maniera definibile solo come scandalosa.

In settembre c’è stato di nuovo un contraccolpo del settore edile nei paesi dell’Unione Monetaria (Grafico/Abbildung 1). Specialmente in Germania cala la produzione edile molto di più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare in base i puri indicatori della domanda per il settore edile. Questo mostra ancora una volta la vecchia esperienza, che nel settore edile una domanda in crescita (che nel frattempo però si sta indebolendo) non equivale di per sé ad un’offerta in crescita qualche mese dopo


Bauproduktion in der EWU  Produzione edile nei paesi dell’Unione Monetaria
Deutschland  Germania Frankreich  Francia EWU  Paesi dell’Unione Monetaria
Volumenindex der Bauproduktion 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonbereinigt  Indice in volume della produzione edile 2010 = 100,  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat


Ma anche in Francia si è di nuovo indebolita la produzione edile; ora non è più certo, che la recessione che dura da 7 anni nella produzione edile possa essere superata.

La situazione in Sud Europa rimane desolata (Grafico/Abbildung 2). Apparentemente in Italia e in Portogallo non succede assolutamente più nulla e nel frattempo la crescita in Spagna è visibile solo con la lente d’ingrandimento.


Bauproduktion in Italien, Spanien und Portugal  Produzione edile in Italia, Spagna e Portogallo
Volumenindex der Bauproduktion 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonbereinigt  Indice in volume della produzione edile 2010 = 100,  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat



Anche nei paesi dell’Est europeo che abbiamo scelto l’industria edile tendenzialmente continua a calare, anche se l’Ungheria potrebbe aver realizzato la svolta da una profonda recessione (Grafico/Abbildung 3)


Bauproduktion in Osteuropa  Produzione edile nell’Est europeo
Polen  Polonia Ungarn  Ungheria Bulgarien  Bulgaria Tschechien  Rep.Ceca
Volumenindex der Bauproduktion 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonbereinigt  Indice in volume della produzione edile 2010 = 100,  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat



Alcuni lettori ci hanno pregato di osservare lo stato dell’industria edile in altri paesi dell’Europa occidentale. Nel Grafico/Abbildung 4 abbiamo preso in considerazione due paesi scandinavi che non appartengono all’Unione Monetaria e tre paesi che appartengono all’Unione Monetaria.


Bauproduktion  Produzione edile 
Österreich  Austria  Dänemark  Danimarca  Belgien  Belgio  Schweden  Svezia  
Niederlande  Olanda
Volumenindex der Bauproduktion 2010 = 100, arbeitstäglich und saisonbereinigt  Indice in volume della produzione edile 2010 = 100,  per giorno lavorativo e al netto di effetti stagionali 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat

Si vede che in Svezia e Danimarca c’è una forte ripresa nell’edilizia e anche in Olanda che, pur continuando a soffrire sotto una pesante recessione industriale, ha lasciato dietro di sé con una forte ripresa il punto più basso raggiunto dall’industria edile nel 2013. D’altro canto l’Austria e il Belgio si trovano in una situazione di stagnazione.

Il commercio al dettaglio nell’area Euro, fino ad ora l’unica fonte di sviluppo positivo, si appiattisce sempre più (Grafico/Abbildung 5). Sotto questo aspetto anche il paese più dinamico, la Francia, mostra notevoli debolezze. Chiaramente la pressione sui redditi diventa sempre più alta anche in Francia.


Einzelhandelsumsatz im Euroraum insgesamt und in den „Kernländern“  Fatturato del commercio al dettaglio aggregato nell’area Euro e nei „paesi nucleo“ (Germania, Francia, Italia)
Frankreich   Francia   Deutschland   Germania  Italien  Italia   EWU19  19 paesi Area Euro
Saison- und arbeitstäglich bereinigter, deflationierter Umsatzsindex (2010 = 100) des Einzelhandels ohne Handel mit Kraftfahrzeugen  Indice del fatturato (2010 = 100), senza effetti stagionali e di inflazione, standardizzando i giorni lavorativi, del commercio al dettaglio escluso quello dei veicoli  

In Germania il fatturato del commercio al dettaglio di quest’anno non è praticamente aumentato. Nel terzo trimestre l’indice del fatturato reale del commercio al dettaglio si trova quasi allo stesso livello del primo trimestre. Rimane un mistero come si possa dire, vedi l’Ufficio Statistico Federale, che l’impulso per l’economia tedesca sia arrivato principalmente dai consumi interni.

Nel Sud dell’Europa si registra da una parte uno sviluppo positivo estremamente fiacco in Spagna e Portogallo (Grafico/Abbildung 6) e dall’altra la stagnazione in Italia e Grecia.



Einzelhandelsumsatz in Spanien, Portugal und Griechenland  Fatturato del commercio al dettaglio in Spagna, Portogallo eo Grecia
Spanien   Spagna   Griechenland   Grecia  Portugal  Portugal
Saison- und arbeitstäglich bereinigter, deflationierter Umsatzsindex (2010 = 100) des Einzelhandels ohne Handel mit Kraftfahrzeugen  Indice del fatturato (2010 = 100), senza effetti stagionali e di inflazione, standardizzando i giorni lavorativi, del commercio al dettaglio escluso quello dei veicoli 


Il pericolo di deflazione in Europa si è un po‘ affievolito negli ultimi mesi (Grafici/Abbildung 7 e 8). I prezzi alla produzione in alcuni paesi si avvicinano di nuovo alla linea zero e i prezzi al consumatore sono leggermente saliti sopra lo zero. Ciò è dovuto senz’altro alla normalizzazione dei prezzi di alcune materie prime, ma questo significa solo che i loro prezzi non sono ulteriormente in calo e con ciò viene a mancare l’effetto negativo nei soliti confronti con gli anni precedenti. Sul fronte del salario non c’è nessun rilassamento (nel senso di forti aumenti salariali), ciò significa che non è neanche il caso di parlare di un ritorno a ritmi normali di aumento dei prezzi.


Erzeugerpreise in einzelnen EWU-Ländern   Prezzi alla produzione in alcuni paesi dell’unione monetaria
Spanien   Spagna   Deutschland   Germania  Frankreich  Francia   Italien  Italia
Zielinfaltionsrate  Livello di inflazione target
Industrie ohne Baugewerbe, Inlandsabsaatz Industria senza settore edile, vendite sul mercato interno
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat. 

Preise in der EWU-Ländern   Prezzi nei paesi dell’Unione Monetaria
Verbraucherpreise   Prezzi al consumatore
Erzeugerpreise   Prezzi alla produzione 
Zielinfaltionsrate der EZB  Livello di inflazione target dell BCE
1)Euroraum in wechselnder Zusammensetzung (anfangs 11, heute 19 Ländern), harmonisierter Verbraucherpreisindex Area Euro nella composizione variabile (all’inizio 11, ora 19 paesi), indice dei prezzi al consumatore armonizzato
2)19 EWU-Staaten, Industrie ohne Baugewerbe, Inlandsabsatz  19 Stati dell’unione monetaria, Industria senza settore edile, vendite sul mercato interno

Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat

Anche per quanto riguarda la disoccupazione non c’è nessuna distensione (Grafico/Abbildung 9). Specialmente in Francia e in Italia, in entrambi i grandi paesi, dove sono state fissate votazioni significative, non ci sono neanche effetti statistici che possano condurre ad una diminuzione del numero ufficiale dei disoccupati. Con una quota di disoccupati misurata sopra il 10% i due paesi, quasi dieci anni dopo l’inizio della recessione globale sulla scia della crisi della finanza, sono il simbolo della assurda politica economica dell’Unione Monetaria.


Arbeitlosigkeit in der EWU   Disoccupazione nella Unione Monetaria
EWU   Unione Monetaria   Deutschland   Germania  Frankreich  Francia   Italien  Italia
1)Arbeitlose in vH. der Erwerbspersonen, saisonbereinigt, harmonisiert Disoccupati in % della forza lavoro, senza effetti stagionali, armonizzata
2)18 EWU-Staaten   18 Stati dell’unione monetaria 
Quelle: Eurostat  Fonte: Eurostat

Conclusioni di politica economica

La ripresa tedesca perde velocità, scrivono alcuni gazzettieri (qui) un esempio di giornalismo fortemente ingannevole della Frankfurter Allgemeine Zeitung), dopo che l’Ufficio Statistico Federale aveva calcolato una crescita del PIL in Germania solo dello 0,2% nel terzo trimestre rispetto al secondo. Ma già la crescita „calcolata“ (in corsivo nell’originale, n.d.t.) dello 0,4% nel secondo trimestre (rispetto al primo) era estremamente discutibile (si veda in merito una critica esplicita a questi calcoli fatta da Heiner Flassbeck). Anche per il terzo trimestre si intravede dagli attuali duri fatti così poca crescita del terzo sul secondo trimestre come in precedenza del secondo sul primo. L’Ufficio Statistico ha chiaramente “tenuto conto” (in corsivo nell’originale, n.d.t.) di ciò e ha dimezzato la velocità della crescita. Questo è palesemente un’ assurdità perché con ciò non solo non vengono corrette le informazioni errate sul secondo trimestre ma addirittura peggiorate.

Ma questo modo di elaborare i dati statistici offre alla politica economia tedesca la possibilità di continuare a fare ciò che fino ad ora ha fatto, cioè nulla. Si potrebbe certamente obiettare che l’economia tedesca cresce, che cosa si vuole di più. Invero, il principale responsabile per la miseria tedesca e per la debacle europea, il ministro delle finanze Schäuble, per principio non viene criticato dai media tedeschi e le critiche dall’estero non vengono registrate.

Di conseguenza succederà ciò che deve succedere: nelle imminenti elezioni del prossimo anno si pagheranno le conseguenze del grandioso fallimento delle istituzioni europee. In Francia e Italia saranno soprattutto i politici al potere, responsabili di non aver osato opporsi con decisione alla follia proveniente dalla Germania.






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