lunedì 19 dicembre 2016

TRADUZIONE DA MAKROSKOP

Makroskop
Analisi critiche di Politica ed Economia


EUROZONA |       23 / 09 / 2016       
                    

Polveriera   Italia

di Heiner Flassbeck                                                       [ Traduzione di Michele Paratico ]


Il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha criticato d’acchito il vertice informale dei capi di governo di Bratislava. E con ragione. Questo modus operandi mostra quanto sia profonda la crisi in Europa e specialmente in Italia. Tuttavia alcuni, al Nord, giocano ancora allegramente col fuoco sotto la polveriera Italia.

È già abbastanza degno di nota che il primo ministro di un importante stato europeo parli apertamente di insuccesso dopo un vertice. La Süddeutsche Zeitung (quotidiano di Monaco, ndt.) ha descritto e commentato  il disaccordo tra i tre membri fondatori della EU come segue:

“Il primo ministro Matteo Renzi si é rifiutato di comparire insieme alla cancelliera Angela Merkel perché la Germania non sarebbe disposta a ritirare l’imperativo dell’austerità, facendo così precipitare l’Europa nella povertà. Renzi ritiene che, come viene richiesto ovunque in Europa, in tal modo non ci potrà essere un nuovo inizio per l’Europa – un’affermazione sfacciata”.

Che la Süddeutsche Zeitung si butti a pesce nella tenzone e respinga le critiche italiane è chiaro e naturale. L’autrice dell’articolo, Cerstin Gammelin, si picca di sostenere che non si possa parlare di politica dell’austerità né in Germania, né nel resto dell’Europa. „Al contrario“, dice, „la Germania spende oggi così tanto come nessun altro paese della EU.”



Logica Bavarese

Che il più grande paese della EU effettivamente spenda più degli altri paesi più piccoli, sarebbe “la prova finale”, che non  ci sia una mania del risparmio in questo paese (la Germania, ndt.). Che uno stato abbia delle eccedenze nella bilancia dei pagamenti e nel budget statale, invece è un criterio che non esiste per la Süddeutsche Zeitung. Chi spende molto, semplicemente non può essere un tirchio, indipendentemente da quanto intasca. Questa è del resto la logica bavarese al tempo dell’ Oktoberfest e quindi sotto il livello intellettuale della casalinga sveva (gli svevi sono noti per la parsimonia, ndt.), la quale certamente si adatta come minimo alle sue entrate e al suo reddito.

Renzi litigherebbe apertamente con i tedeschi, perché incapace di svolgere i suoi compitini (“Hausaufgaben” nell’originale sono i compiti a casa degli scolari, ndt), come del resto già il ministro delle finanze bavarese Söder di questo aveva rimproverato i Greci, incapaci per motivi atavici. La Süddeutsche Zeitung lo sa proprio bene:

“Anche l’Italia vuole diminuire le tasse e le spese sociali, soprattutto per aumentare la sua competitività. Il problema è che Renzi non ha abbastanza spazio di manovra nel bilancio dello stato. Per questo chiede una maggiore flessibilità nelle regole del debito (pubblico, ndt.) – e, di fronte al pubblico di casa,  litiga con la Germania, presunta campionessa di risparmio. Questa cosa non porta a nulla.”

Chiaro che questa cosa non porta a nulla, quando lo si dice allo stato europeo, che, a causa del suo enorme avanzo commerciale, costringe i paesi vicini al deficit di bilancio o alla recessione (come abbiamo dimostrato nel caso italiano; vedi allegati, ndt), allo stato europeo che sta strangolando i suoi vicini e l’Europa. Ma cosa dovrebbero ancora dire e fare i paesi vicini? Sbraitare e picchiarsi selvaggiamente tra di loro perché non è possibile nemmeno mettersi d’accordo con i vicini del Nord sul rispetto di semplici relazioni macroeconomiche? La Germania sta solo aspettando che la disperazione di politici ragionevoli dei paesi vicini arrivi a livelli tali che si arrendano e cedano il posto a nazionalisti radicali?

Con pregiudizi stupidi, “saudumm” per dirla alla bavarese (“saudumm” significa “stupido come una scrofa” ed è espressione corrente in Baviera, ndt.), non è possibile fare una politica ragionevole. Si ha a volte l’impressione che tutto il Nord Europa si rotoli nel fango dei problemi dei sudeuropei per provare ciò che c’era da provare, ovvero che l’uomo del Nord è una specie superiore.


La Lira una moneta debole?

Si prenda un lungo commento uscito sullo Schweizerischer Tagesanzeiger (quotidiano di Zurigo, ndt.) che almeno riconosce come l’Italia sia il caso critico decisivo e il più grosso rischio per l’Europa. Quel che segue poi come “analisi” (virgolettato nell’originale, ndt.), raggiunge il culmine nella dichiarazione seguente:

“Così gli italiani, prima dell’ingresso nell’Euro, erano economicamente in grado di sopravvivere e potevano vendere le loro auto e i loro macchinari sul mercato mondiale solo grazie alla loro moneta debole. In effetti la lira italiana ha perso nei confronti del marco tedesco molto più dell’80% nel periodo tra il 1971 e l’introduzione dell’Euro. Dall’introduzione dell’Euro questo non è più possibile. L’Italia non ha ancora abbandonato mentalmente le vecchie abitudini e deve pagare per questo con una crescita anemica e un alto debito (pubblico, ndt.)”

Tutto questo è falso, quanto una cosa possa esser falsa. Una moneta debole non ha niente a che vedere con la capacità produttiva di un paese. Una moneta debole significa solo che tale paese ha un più alto tasso di inflazione rispetto ai paesi con una moneta forte.  Se un paese mostra un buon sviluppo della produttività, produce prodotti eccellenti oppure dispone di una struttura per l’esportazione fantastica, tutto ciò non si spiega con una “moneta debole”. Le valute dei paesi nordici erano solo “più solide” perché il loro tasso di inflazione era minore grazie alla moderazione nelle richieste salariali dei sindacati.



Dall’inizio dell’ Unione monetaria l’Italia ha lasciato dietro di sé anche questa fase di alta inflazione ed è stata molto disciplinata in merito alla politica salariale (con una crescita del costo del lavoro per unità di prodotto di circa 2,5% dal 1999 al 2010). Che nello stesso periodo un grande paese con una tradizione di moneta forte si trasformasse in un paese mercantilista e che l’Unione monetaria gli offrisse questa possibilità poiché i partner (nell’unione, ndt.) erano ingenui e di buona fede, tutto ciò non si poteva in verità immaginare né in Italia né altrove.

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