RESOCONTO
dell’ INCONTRO CON MICHELA MURGIA
dell’
8 luglio 2012
– all’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Apothergasse 3
INTRODUZIONE
E DOMANDE INIZIALI di BEPPE VANDAI:
Spiegato
quello che ci ha spinto a creare VLC!! [ vedi soprattutto la lettera
programmatica e la primissima lettera del 29/12/2010 sul nostro blog
http://voltalacartaheidelberg.blogspot.de/
] ho messo in rilievo che cosa ci contraddistingue: lo ‘sguardo
lungo’ sui problemi di fondo del nostro Paese, quelli che ritornano
continuamente, seppure in forme sempre nuove. Consci poi del ruolo di
forza guida nel nostro Paese che la Chiesa Cattolica ha svolto e
svolge da secoli e secoli, dei suoi ripetuti ostracismi all’ unità
politica del Paese, della sua volontà di plasmare e compenetrare l’
intero corpo sociale, ci è sembrato ovvio occuparci del suo
influsso, fino all’ oggi, sulla morale pubblica, o meglio sui suoi
deficit. Ho riferito che ci eravamo occupati di Leopardi, Sismondi,
di Manzoni, così come del tema della Controriforma e della
spiritualità tridentina (vedi S. Alfonso de’ Liguori, Gesuiti e
Redentoristi).
Detto
questo, riferivo di alcune delle domande che ci stanno a cuore: fino
a che punto il Cattolicesimo italiano è conscio del suo ruolo
passato ? Che ha fatto per trasformarsi ? Come interpreta il suo
ruolo nella contingenza del Paese ? Come vuole influenzarlo ora e per
il futuro ? Ed poi, sapendo che la Chiesa non è mai stata un
monolite e che nemmeno adesso lo è, quali sono le principali
correnti religiose e laicali ? E in che rapporti stanno con la Curia
romana ? Da ultimo, ma non in ordine di importanza: come si può
definire al momento il rapporto tra Chiesa e Stato in Italia ?
Pregavo Michela Murgia di aiutarci a capire soprattutto l’ oggi. Ma
questo non era ancora tutto.
A
mo’ di viatico e di traccia leggevo alcuni brani conclusivi del
libro “Chiesa e Stato negli ultimi 100 anni”, di A.C. Jemolo
(Torino 1948). Un testo classico sull’ argomento, scritto da un
giurista, esperto sia in diritto costituzionale che canonico,
cattolico liberale, uno dei padri della nostra Costituzione. Alla
fine del suo dettagliatissimo lavoro, l’ autore si chiede quale
conclusione andrebbe tratta da 100 anni di storia ( 1848 – 1948 ) e
si dà questa risposta:
“ Il
problema degli uomini del ’48 – svincolare l’ Italia e la Santa
Sede (…) non è stato risolto. L´episodio dell’ art. 7 della
nostra Costituzione, il diverso atteggiamento della Democrazia
Cristiana e dei partiti cattolici francese e belga, non potrebbero
essere più significativi “ ( op. cit. 4° ediz., 1955, pp. 730-731
).
Lo Jemolo prosegue
poi così :
“ Pochi
mesi or sono parlavo con un prelato di alto grado: molto aperto,
molto franco, molto cordiale con uomini politici delle più varie
tendenze, che tutti ha generosamente soccorsi nei giorni del
pericolo.
Mi
permettevo fargli presente il senso di amarezza che molti cattolici
italiani provano nel constatare l’ inferiorità delle riviste
religiose, delle opere ortodosse nostre di fronte a quelle straniere,
la mancanza di notevoli scrittori cattolici, che da un secolo è la
peculiarità dell’ Italia. E credevo di affermare che una delle
cause, non l’ ultima, sia la più stretta dipendenza in cui clero
stampa e laicato sono tenuti dall’ autorità ecclesiastica da noi
in confronto di altri paesi, il non consentirsi (…) quella libertà
di mosse, quella libertà di esperienze, che si consente ai cattolici
d’ oltralpe.
Il
prelato riconosceva il fatto, ma vi apponeva un: “ Così deve
essere “.
Impossibile
internazionalizzare la Santa Sede, la Curia romana. Si nominino pure
cardinali stranieri: questo ha poco rilievo; ma la vita della Chiesa
si accentra in Roma; da qui partono le direttive, la Curia romana è
il cuore da cui muove rigenerato il fiotto di sangue che vivifica
tutte le membra della Chiesa. Ora, guai a voler internazionalizzare
la Curia romana!! Nessun ecclesiastico che non sia italiano (…) fa
mai buona prova. Tutti conservano i loro attaccamenti nazionali, le
loro tradizioni particolari, le preferenze per le scuole da cui sono
usciti; nessuno straniero, posto a un ufficio della Curia, sa
sommergersi nella tradizione di questa, che è la cattolicità, l’
annegamento di tutte le nazioni nella universalità cristiana. Solo
gl’ Italiani riescono a tanto, perché la loro tradizione nazionale
ecclesiastica non è appunto che la funzione di cuore della
cattolicità. Il clero italiano dev’ essere il vivaio nel quale
scegliere tutti gli elementi per la funzione direttiva della Chiesa.
Ma
non si possono affievolire i legami tra il Papa e l’ Italia, tra il
clero e un partito cattolico italiano, tra clero Azione Cattolica
laicato italiano. ( … )
Il
potere temporale era strumento provvidenziale, non come instrumentum
regni ( … ) ma per mantenere questo piedistallo, questa base
territoriale, questo clero senz’ accentuata impronta di
nazionalità, questo popolo, destinato ad essere un modello, un
esempio, di popolo cattolico, che vive plasmato dalla Chiesa e per la
Chiesa, non distratto da passioni nazionali, da grandi problemi
sociali o politici.
Si
è voluto abbattere lo Stato pontificio, conseguire l’ unità
italiana ? E sia pure; non si danno ritorni; v’ è stato
probabilmente un piano provvidenziale in tutto ciò. Ma occorre che
l’ Italia, mutatis mutandis, prenda il posto di quello che fu un
tempo lo Stato pontificio ( … ). E l’ Italia, come allora Roma,
deve sentirsi non umiliata ma esaltata, in questa sua funzione di
vaso d’ olio destinato ad alimentare la più alta luce che illumini
la terra. Popolo amato più di ogni altro dai pontefici, quello
italiano; ma che deve nei suoi ordinamenti restare adeguato a questa
ch’ è la sua specifica funzione. “ [ op.cit. pp. 731 / 733 |.
BEPPE VANDAI:
“ Questo nel 1948. Ed ora a che punto siamo ? “
Prima, laconica
risposta di MICHELA MURGIA:
“ Ancora lì. “
MICHELA MURGIA:
* “ Per prima cosa
vi ringrazio di avermi invitato a questo incontro, in uno spazio di
discussione come il vostro, che purtroppo non ha un corrispettivo in
Italia. Così siamo messi da almeno 20 anni. E questo è un problema
enorme. È un dramma: in Italia mancano spazi di riflessione pubblica
e popolare. La questione è urgentissima e di prima grandezza. “
** “ Permettete
che mi presenti: ho studiato teologia, ho avuto una forte formazione
nel cattolicesimo attivo, ho ‘lavorato’ a lungo nell’ Azione
Cattolica, divenendone anche una dirigente giovanile nazionale, ho
insegnato per sei anni religione nelle scuole. Faccio parte, come
membro onorario, del Coordinamento delle Teologhe Italiane. Dopo
alcuni anni di precariato nel Nord Italia ho intrapreso l’ attività
di scrittrice. Non sono tanto amata dalla gerarchia, ma ciò non m
impedisce di essere attiva nel mondo cattolico. Ad esempio tengo una
rubrica assolutamente libera su ‘Il messaggero di S. Antonio’. “
*** “ Per capire
lo stato attuale del mondo cattolico va fatto un deciso passo
indietro. Fino all’ inizio degli anni ’60 la Chiesa italiana si
identificava quasi interamente con la Curia Romana. Jemolo aveva
ragione nelle sue riflessioni e quando dialogava con l’ alto
prelato della Curia. Poi le cose cambiarono radicalmente, con la
grande apertura culturale del Concilio Vaticano II. Un esempio: nel
’65 Vittorio Bachelet diventa presidente dell’ Az. Catt. e la
riforma profondamente. Due misure decisive: a ) I quadri di A.C. non
vengono più nominati dall’alto ma eletti democraticamente, b )
Metà degli eletti devono essere donne. Da allora l’ A.C. è
attentissima a tutte le istanze di riforma della società italiana,
dà voce agli ultimi. Si trova spesso in contrasto con la gerarchia.
Diventa la fonte di quelli che con termine dispregiativo sono
chiamati i “cattocomunisti”. Negli anni ’60 e ’70 fioriscono
ovunque movimenti ecclesiali dal basso, non solo in Italia ma anche
all’ estero. Enorme è ad es. l’ impulso in Sud America. In
Italia importanti gruppi laicali dialogano senza inibizioni con le
gerarchie ( in importanti diocesi come TO, FI, GE e BO ). Ed è
sempre il laicato a muovere le acque. Si creano anche le condizioni
culturali per il Compromesso Storico, proposto e caldeggiato dal PCI.
“
**** “ A partire
dal 1978, da quando Giovanni Paolo II sale al soglio, tutto cambia.
Questo papa viene eletto per mettere freno al dilagare degli effetti
del Concilio Vaticano II. Al primo posto nel suo programma sta il
progetto di bloccare il laicato, di ridurre all’ ordine l’ A.C.
E se il Concilio
aveva elaborato un’ ecclesiologia cristocentrica, una visione
collegiale della Chiesa, che si costituisce attorno alla Parola e non
attorno alla tradizione gerarchico-dogmatica, ora il programma è di…
fare macchina indietro. Bisognava ristabilire il Primato Pietrino,
un primato non solo tradizionale, ma anche dogmatico, di
interpretazione ed applicazione dei dogmi. Anche i pronunciamenti dei
sinodi episcopali, che stando al Concilio, avrebbero dovuto assumere
potere normativo, avranno d’ ora in poi solo valore consultivo. “
***** “ G.P. II è
decisamente contrario alla democratizzazione della Chiesa e si muove
con decisione per ridurre gli spazi per i laici, a tutti i livelli.
L’ A.C. è in Italia il bersaglio primario. Il papa dà una
notevole spinta dall’ alto ad altri movimenti, filo-gerarchici. Tre
su di tutti: Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione e I
Neocatecumenali. Questi ultimi (un movimento ecclesiale nato in
Spagna, e diffuso in Europa soprattutto in Italia, Spagna e
Portogallo ) godono del privilegio di forme di culto a parte, messa
compresa, hanno progressivi riti di iniziazione e di partecipazione
liturgica, hanno seminari separati. Non solo. G.P.II legittimò anche
l’ Opus Dei, un movimento fortemente elitario (che agisce su
élites), facendone una Prelatura soggetta soltanto alla sua autorità
e ampiamente slegata dalle diocesi, dalle parrocchie e da ogni
struttura ecclesiastica territoriale. “
****** “ A
fiancheggiare la sua opera, G.P.II scelse Josef Ratzinger come
Prefetto della Congregazione della Fede. Il suo compito consisteva
nel condurre la battaglia dogmatica e teologica. Particolare zelo e
tenacia dimostrò nel combattere in Sud America la teologia della
liberazione, in Europa nel contrastare l’ ecumenismo, nel ribadire
in fondo il carattere eretico delle Chiese Protestanti. “
******* “ Ma a
completare il lavoro mancava ancora un importante tassello: quello
dell’ azione politica e istituzionale in Italia. A svolgere questo
compito fu chiamato il Cardinale Ruini, che divenne presidente della
CEI nel 1986. Nel ’92, vista l’ enorme crisi di credibilità
della DC, l’ estensione della Chiesa nella società italiana, ed in
mancanza di credibili alternative, decide di fare della CEI l’
interlocutore diretto della politica e delle istituzioni italiane.
Elabora il “Piano culturale per l’ Italia” e chiede in Curia
mano libera per un lungo periodo. I cardini della sua opera: a )
Depotenziare l’ A.C., b ) ‘Battere’ molto sulle questioni
bioetiche ( quelle su cui ritiene di poter compattare meglio il mondo
cattolico ), c ) Prendere le “cittadelle“ ribelli dei
conciliaristi. Otterrà grandi risultati su tutti i fronti. La sua
azione politica giunse persino a spregiudicatezze inusuali come l’
invito rivolto a tutti i cattolici italiani a non votare al
referendum abrogativo della legge 40/2004 ( per cassare limitazioni
alla fecondazione eterologa e alla sperimentazione su cellule
staminali embrionali ). Ruini rivendicò il mancato raggiungimento
del quorum come segno di maturità del popolo italiano che non
avrebbe accettato di farsi manipolare da scienziati e politici
laicisti. La delega in bianco alla CEI e ai partiti allora
maggioritari in parlamento era il miglior risultato possibile dal suo
punto di vista. Soprattutto tra il ’95 ed il 2005 Ruini fa sì che
la Chiesa Cattolica italiana assuma un esplicito ruolo di
fiancheggiamento del polo berlusconiano, fosse al governo o non lo
fosse. Il ragionamento di Ruini: noi cattolici italiani dobbiamo
smetterla di fare i moralisti, dobbiamo veramente diventare laici,
accordandoci con le forze politiche che difendono le scuole
cattoliche, assumono il punto di vista della CEI su leggi eticamente
sensibili e osteggiano il riconoscimento delle coppie di fatto. Così
caddero gli scrupoli su tutti gli altri aspetti del berlusconismo.
Attualmente, facendo un salto nel tempo, la Chiesa è assai
spaventata dal PD, da SEL e dal Movimento 5Stelle, temendo di perdere
l’influsso su quei temi “.
******** “ A parte
il discorso direttamente politico, il quadro del cattolicesimo
italiano è disperante. Da circa 20 anni si fanno mancare nelle
parrocchie strumenti di formazione dei laici. Nonostante il dettato
del Concilio li si vuole mantenere in uno stato di sudditanza e di
dipendenza rispetto alla gerarchia sacerdotale. La formazione termina
con il 14esimo anno di età. Dopo: il nulla. A soffrirne sono la
discussione e la partecipazione. I risultati si vedono anche a
livello quantitativo. Il 98% degli italiani fanno battezzare i figli.
Gran parte di quel 98% si ritengono credenti, eppure di essi solo il
12% va in chiesa. Questi dati la dicono lunga anche su come il
cattolicesimo viene percepito nel nostro Paese. Il cattolicesimo è
un ineludibile asse identitario degli italiani, ma non è tale da
fornire un quadro di valori alternativi per influire sulla società,
sulla convivenza civile, sullo stesso ruolo storico della Chiesa. I
riferimenti religiosi e di fede di cui si nutrono, o meglio, sono
nutriti i laici sono poverelli “.
MAURIZIO SILVANI:
“ Ma se le cose hanno preso questa
piega da alcuni decenni, allora la fase conciliare è stata almeno in
Italia proprio breve, stretta tra una lunghissima tradizione
antimodernista ed il ritorno del Primato Pietrino. In fondo una
parentesi. Ma, ora vorrei chiederle: la fase conciliare ha avuto una
lunga fase di gestazione o è stata una svolta improvvisa ? E come
ce la si può spiegare ? “.
MICHELA MURGIA:
“ Per me l’ intuizione di Papa Giovanni XXIII ed il confluire di
tante forze del rinnovamento sono stati un segno e un atto dello
Spirito Santo. Sia papa Roncalli, sia Montini, che tanti vescovi e
teologi che diedero quella svolta non sapevano del tutto su che
cammino si erano messi. E grande fu la sorpresa che la Chiesa volesse
interpretare lo spirito dei tempi, sentirsi di nuovo un’ entità
salvifica nella storia. E tutto iniziò in modo nient’ affatto
voluto. Infatti, nel conclave del 1958, stava quasi affermandosi il
conservatore card. Siri. Per bloccarlo, tanti prelati votarono
Montini, pur non essendo nemmeno cardinale né facendo parte del
Conclave. Dalla situazione di patta uscì il nome di Roncalli, un
vecchio che non avrebbe avuto il tempo di fare granché. Il suo ruolo
era quello di far decantare la situazione. Ed invece Papa Giovanni
impresse la svolta. Volle fortemente il Concilio, sapendo di aver
poche possibilità di portarlo a termine. Tolse Montini dall’
isolamento milanese. Lo elesse cardinale e lo chiamò a Roma per
ipotecarne la successione, nel segno del Concilio “.
“ Allora, però,
va detto, la situazione del clero era dovunque ben più variegata e
vivace rispetto ad oggi. Trent’ anni di interventi mirati da parte
della gerarchia hanno lasciato il segno. Ora, nella Chiesa, il
comparto sacerdotale, sebbene abbia ranghi ben più ridotti, è molto
più forte ed omogeneo rispetto agli anni ’60 e ’70. Il laicato
si è impoverito, è più frastornato, è inibito. Non si sente
protagonista. Lo si vede anche nelle manifestazioni cha dovrebbero
dimostrare il contrario. Prendiamo ad esempio il Family Day del 2007.
Quella grande manifestazione ebbe luogo il 12 maggio perché già era
stato indetto a Roma per quel giorno l’ incontro mondiale dei
Neocatecumenali. La Curia decise di prendere la palla al balzo,
strumentalizzando quell’ evento come un atto di protesta contro i
DICO ( un disegno di legge assai moderato presentato dal
centro-sinistra per riconoscere alcuni diritti e doveri nelle coppie
di fatto ). In cambio del ‘cammellaggio’, ai Neocatecumenali
venne promesso che il riconoscimento di certe loro pratiche
liturgiche sarebbe stato sveltito.
D´altro canto venne
esercitata una forte pressione sull’ A.C. affinché partecipasse
attivamente al Family Day. L’ A.C. lasciò semplicemente liberi i
suoi aderenti di parteciparvi o meno. Di fatto pochissimi vi
andarono. “
MAURA LUCCI:
“ Molto
interessante quel che tu dici dei Neocatecumeni. Di questo movimento
non so però nulla. Ci potresti dire qualcosa in merito ? “
MICHELA MURGIA:
“ Il movimento
venne fondato in Spagna negli anni sessanta, da Kiko Argüello e
Carmen Hernandez. Nasce rivolgendosi soprattutto agli adulti, in
realtà di emarginazione, tra gente mai veramente evangelizzata o che
si era allontanata dalla Chiesa. Al primo posto del lavoro dei
Neocatecumeni sono la catechesi e l’ evangelizzazione. Agiscono
spesso in aree non raggiunte dalle parrocchie, pur essendo integrati
in esse e nelle diocesi. Non si può negare ai loro una notevole
freschezza ed una notevole spinta spirituale. Di fatto formano però
una comunità parallela, a sé stante. È anche problematico che si
siano dati una loro liturgia e che, ad esempio, alla loro messa non
tutti partecipino a tutte le sua fasi. Ci sono infatti vari stadi di
iniziazione. Giovanni Paolo II fu entusiasta di questo movimento “.
IVANA
NOLLI-MEYER:
“ Mi piace che tu
inserisca le tendenze del mondo cattolico nel loro contesto storico,
perché la Chiesa è sempre nella storia. Vedi la proclamazione del
dogma dell’infallibilità papale come risposta e reazione all’
irrompere del costituzionalismo nei paesi europei nella seconda metà
dell’ ‘800. Con Papa G. P. II la Chiesa ha voluto assumersi un
ruolo politico attivo e conclamato, ha lavorato contro il blocco
comunista, con risultati evidenti a tutti. Questo fa capire anche
certe tendenze e certe accentuazioni, pure ideologiche, che hanno
portato la Chiesa a bloccare, a zittire negli anni ’80 e ‘90 la
Teologia della Liberazione in Sud America. Così, la Chiesa, si è
scelta altri compagni di strada ed è giunta a perdere il ruolo guida
di autorità sociale e morale che deteneva, soprattutto nell’
America Latina. Potresti chiarire ancor di più il rapporto tra
gerarchia e laicato ? “
MICHELA MURGIA:
“ Sì. La cosa è
semplice. La gerarchia è strategicamente contro il laicato. Lo vuole
docile, ‘minorenne’, poco preparato. “
LUCA AMENDOLA:
“ Scusa, ma dove
ci vedi lo Spirito in tutto questo disastro ? “
MICHELA MURGIA:
“ Per me l’
istituzione Chiesa sopravanza di gran lunga anche la pochezza di chi
la gestisce. Questo mi induce a non arrendermi. Lì c’ è lo
Spirito. E c’ è tanta gente da raggiungere, pure dovendo nuotare
controcorrente. E poi è doveroso battersi. Per come sono fatta io,
mi viene spontaneo così. Sarebbe possibile e comprensibile
rinchiudersi a riccio di fronte alle difficoltà, ma sarebbe per me
una scelta infantile.
Questo mio discorso
non vale però per un’ ampia fascia di cattolici italiani, della
generazione che mi ha preceduto, cattolici tutt’ altro che
infantili. Tantissimi di loro si sono arresi, si sono ‘seduti’,
si sono ritirati. Li capisco benissimo, ma non è una cosa che fa per
me. Per parte mia, non mi faccio intimorire. Credo fermamente che la
fede sia di per sé resistenza al mondo e che non vada interpretata
come risposta, bensì come domanda. E che non abbia molto a che fare
con le formulette del catechismo di San Pio X. “:
ELIO MANCA: “
Mi par di capire che la Chiesa si ponga in modo accentuato negli
ultimi anni come il baluardo
contro il relativismo imperante. Questa che si è data può essere
certamente una funzione importante. Che ne pensa Lei, signora Murgia
? “
MICHELA MURGIA:
“ La lotta contro il relativismo, un
cavallo di battaglia di Papa Ratzinger, riflette principalmente uno
stato di paura. Ponendosi così come ora si pone, la Chiesa dimostra
di avere paura del mondo. E a Ratzinger questo terrore lo si legge
anche nel volto.
Negli ultimi 30 anni
la gerarchia è ricaduta in un atteggiamento premoderno e/o
antimoderno, alimentando nel Paese anche atteggiamenti
antidemocratici o pre-democratici. E non c’ è da stupirsi che
abbia potuto ottenere anche dei successi. La nostra è infatti una
democrazia giovanissima. Gran parte della popolazione è stata
educata in modo pre- o antidemocratico e paternalistico. Ma le cose
stanno cambiando. Ora c’ è Internet. La gente si abitua a
comunicare, a stabilire connessioni in modo libero, paritario,
orizzontale. I giovani sono fortunatamente diventati refrattari alle
gerarchie. Questo è un grande processo, un processo dello Spirito.
Di nuovo sul tema gerarchia: la Chiesa deve smetterla di eleggere
vecchi che hanno perso il contatto con il mondo. “
MILENA TOMBOLINI:
“ Una domanda ‘cattiva’. Lei,
signora Murgia, è molto critica con l’ establishment cattolico, ma
resta ancorata al mondo cattolico. Non pensa però che così fa da
alibi ad un sistema malato? Non pensa di dargli indirettamente una
certa legittimità ? “
MICHELA MURGIA: “
Al contrario. Questo sistema io lo delegittimo. Ed investo tutta la
visibilità che ho nel mondo letterario per dire la mia nel mondo
cattolico, criticando l’ attuale gerarchia. Vedi il Progetto ‘Ave
Mary’ in connessione con il coordinamento delle teologhe italiane.
Vi dico che c’ è la possibilità di lottare per una Chiesa più
evangelica, per una Chiesa più utile al piano di Dio. “
DANIELA UBALDINI:
“ Io giudico la cosa dall’ esterno,
perché non credente. Vedo comunque il grande risvolto positivo che
posizioni come la sua hanno ed avranno sul piano civile. Perché sono
anche battaglie civili. Ed in Italia ce n’ è un gran bisogno. “
MICHELA MURGIA: “
Vi ripeto che per me l’ Istituzione Chiesa vale molto di più della
gerarchia che la guida. E come me la vedono in tanti. E noto spesso
anche delle aperture inaspettate. Sono stata ad esempio invitata a
tenere una rubrica sul ‘Messaggero di S. Antonio’, una rivista
con 4 milioni di abbonati. Ho piena libertà di tema e di tono su
quanto vi scrivo. Mi risulta che in Curia qualcuno abbia arricciato
molto il naso e fatto pressioni presso gli Antoniani, ma questi …
mi tengono. “
RENZA ZENNARO:
“ Provo un senso di repulsa sentendo tanti suoi giudizi tanto e
troppo taglienti. E poi mi pare che Lei faccia un discorso troppo
‘orizzontale’, troppo ‘democratico’, tutto incentrato contro
la gerarchia. Non solo. Oggi come oggi si pretende ovunque la
trasparenza. In tanti casi è una richiesta giustissima. Ma c’ è
un limite invalicabile se parliamo di Chiesa e di Cristianesimo. Una
religione che non si può giudicare con il metro democrazia/non
democrazia. In fin dei conti, dove va a finire l’ essenza del
Cristianesimo che è atemporale ? Non dobbiamo dimenticarci che il
Cristianesimo è radicalmente antimoderno. Con questo non voglio
difendere a tutti costi il potere nella Chiesa. Più che il potere,
nella Chiesa andrebbero valorizzate le possibilità, le tante
possibilità che ci sono “.
MICHELA MURGIA: “
Forse su alcune accentazioni non mi sono espressa bene, ma sono
fermamente convinta che l’ attuale potere ecclesiastico sia troppo
invadente, che inibisca troppo certe spinte e ne promuova con troppa
decisone delle altre. Si tratta di un potere che restringe il campo
delle possibilità. Questa è la situazione… una situazione
pessima. Il riconoscimento o disconoscimento dei movimenti ecclesiali
è sempre una questione di potere. E va detto che le scelte degli
ultimi 30 anni sono state deleterie. Basti pensare che non esiste una
formazione degli adulti. Ci si ferma ai quattordicenni. Si preparano
i fedeli alla Comunione e alla Cresima e ci si ferma lì. La vita va
avanti, ma con gli adulti non ci si confronta. Non ci si mette in
ascolto. Poi non c’ è da meravigliarsi se tanti stanno lontani
dalla Chiesa.
Sul discorso della
atemporalità del Cristianesimo non sono per niente d’ accordo. L’
Incarnazione cassa l’ atemporalità del divino. Con essa il divino
irrompe nella Storia. Da allora è alle prese con la Storia. “
BEPPE VANDAI: “
Da un anno a questa parte ho ricavato un’ impressione negativa
sullo stato della società civile italiana e sulla sua capacità di
articolarsi a livello politico-culturale. Nella fattispecie, dai miei
tentativi di far nascere a Treviglio, mia città natale, qualcosa che
assomigliasse al progetto di VoltaLaCarta!!
ho ricavato queste impressioni: la mia
è una generazione bruciata, un po’per motivi anagrafici, ma
soprattutto per la mancanza di coordinate mentali che le permettano
di capire che cosa è andato storto nei suoi progetti di cambiamento,
che cosa era fallace e cosa invece valido. Ma anche le generazioni
successive non sembrano passarsela meglio. Come mai, ad esempio,
tutti i movimenti universitari di questi anni si sono squagliati in
breve tempo, come neve al sole ? È vera l’ impressione che quasi
tutti vogliano stare a bollire nel proprio brodo ? E come è la
situazione nel mondo cattolico ? Infine, sono pensabili momenti di
dialogo e interconnessione tra cattolici e laici/laicisti come
quelli che si ebbero negli anni ’60 e ’70 ? Che cosa bolle in
pentola ? “
MICHELA MURGIA: “
Il ventennio trascorso è stato
micidiale. Gli spazi di iniziativa e discussione sono poco alla volta
scomparsi nel nostro Paese. E questo sia in generale, che tra i
cattolici, che tra cattolici e laici. Significativo è il successo
del movimento di CL che, incoraggiato dall’ alto, è prosperato e
prospera come un movimento militante, fortemente identitario: un
movimento ‘apodittico’ e per niente disposto al dialogo. Basti
vedere quel che fanno nelle università del milanese. Si trovano ad
esempio nei cortili degli istituti universitari e pregano in cerchio.
Questo è un atto dimostrativo che equivale a segnare il territorio,
a marcare le differenze. Per loro, quella preghiera, in quei luoghi,
in quei momenti, è un atto politico.
Del resto tanto è
cambiato dall’ 11 settembre 2001 in poi. Da allora in poi essere
cattolici ha significato appartenere ad una cultura raffinata,
superiore, che doveva e deve contrastare l’ Islam, la nuova
barbarie. Ed il mondo della cultura, anche laico, è stato
protagonista di questa tendenza militante e dogmatica. Basti pensare
alla Fallaci.
La politica ha
cavalcato bellamente questa tendenza. Il Cattolicesimo è stato
sempre più inteso come un fatto identitario. E si sono spesi fiumi
di inchiostro per rimarcare le “radici cristiane dell’ Europa”
( un’ espressione cara a Giovani Paolo II ). Anche se è evidente
che l’ Europa abbia anche radici cristiane, la faccenda è ben più
complessa e il volere ribadire tali radici nella futura Costituzione
europea è destabilizzante e discriminatorio.
Sul dialogo tra
Chiesa e laici: Il cardinal Martini aveva costituito la Cattedra dei
non credenti. Ma da allora si son fatti solo passi indietro. Chiunque
volesse o voglia avviare questo dialogo ha da fare i conti con la
gerarchia. Pertanto il fiume del dialogo è diventato carsico, si è
sfrangiato. Siamo entrati da tempo in una fase catacombale. Ed
organizzarsi dal basso è difficilissimo. Ci sono gruppi sorti
spontaneamente, che si sono auto-organizzati, ma non vengono
riconosciuti a livello ecclesiale. Al momento la ‘guida’, il
maggior punto di riferimento per i cattolici progressisti è padre
Enzo Bianchi, priore di Bose. La parola d’ ordine per i ‘cattolici
adulti’ (come li chiama Romano Prodi) è in fondo questa: “
Mischiarsi come il sale nell’ acqua “. Ad esempio, è
significativo che quasi tutti i dirigenti sardi della Azione
Cattolica si siano messi in politica a livello locale. Molti di loro
sono diventati sindaci. E già si vedono buoni frutti. “
JAKOB STAUDE: “
Finora ha parlato dei rapporti tra gerarchia e cattolici di base. Ma
come stanno le cose in rapporto all’ altro vertice di un ideale
triangolo, cioè con il mondo protestante ? “
MICHELA MURGIA:
“ I cattolici di base, ‘adulti’, o come dir si voglia, hanno in
Italia soprattutto contatti con i Valdesi. E questi ultimi sono un
grande esempio per loro. Il loro modo di intendere e praticare il
laicato ci stimola tanto. Con loro i rapporti sono dunque ottimi. La
regione in cui il dialogo è più avanzato è ovviamente il Piemonte,
dove ci sono i maggiori insediamenti valdesi. Ma tutto questo non è
affatto visto di buon occhio dalla gerarchia ecclesiastica.
Il dialogo
transalpino con i protestanti è poi stato chiuso. Anche quando
Giovanni Paolo II parlò di “Chiese sorelle” venne subito
precisato che si trattava di un’ espressione affettuosa, in nessun
modo però applicabile alla lettera, soprattutto ai protestanti. L’
ecumenismo è stato bloccato. Anche a Milano non ci sono più
contatti con i luterani. “
IVANA
NOLLI-MEYER: “ Qui in Germania il
contatto con i protestanti è apprezzato dal clero cattolico. Ci sono
frequenti rapporti ecumenici. In parecchie occasioni si celebra la
messa in comune (come nelle scuole). Accade anche spesso che
protestanti vadano, nel loro quartiere, alla messa cattolica. E
viceversa. Certe prese di posizione vaticane hanno messo un argine al
dialogo, senza però poterlo interrompere a livello di base. La
pluralità di fedi cristiane in Germania è un grande vantaggio
rispetto all’ Italia.
Sul tema ‘radici
cristiane dell’ Europa’: non ho un’ opinione definitiva se sia
opportuno o meno fare questo riferimento nella Costituzione europea.
Va però riconosciuto che il Cristianesimo è stato il terreno di
cultura su cui si sono sviluppate l’ eguaglianza e la democrazia”.
RENZA ZENNARO: “
Certo, non si può negare che furono valori cristiani ad essere
universalizzati dagli illuministi per fissare i diritti dell’ uomo
“.
MICHELA MURGIA: “
Il discorso non è così semplice e lineare. La Chiesa, purtroppo, è
stata a lungo paladina dell’ anti-modernità, nemica dell’
eguaglianza di tutte le fedi fronte allo Stato, avversa allo stato di
diritto e ai più elementari rudimenti della libertà dell’
individuo. Questo non va mai dimenticato. La Chiesa Cattolica non ha
mai avuto un ruolo propulsore su questo terreno. Caso mai, solo molto
tardi, si è adeguata alla inarrestabile tendenza storica, accettando
i diritti umani e sociali. È un bene che si sia adeguata, ma non
possiamo tacere i gravi errori del passato.
Non solo. La Sacra
Scrittura contiene anche parti raccapriccianti. Ad esempio fornisce
la base teologica della discriminazione tra i sessi, oppure ha parole
orrende sull’ omosessualità. Non si deve però capitolare davanti
alla lettera. La Scrittura ha bisogno di essere interpretata e
contestualizzata. E in questo lavoro la gerarchia non può detenere
il monopolio. Tutti i credenti sono chiamati ad interpretarla e a far
questo confrontandosi con la loro esperienza nel mondo. “
IVANA
NOLLI-MEYER: “ Credo che sarebbe
auspicabile un ritorno al cristianesimo originario, diciamo un
ritorno alla fase pre-paolina. Che ne pensi ? “
MICHELA MURGIA: “
Assolutamente d’ accordo. Va messo in discussione il ruolo di
mediazione unica e dogmatica del Papato e della gerarchia cattolica.
Va riaffermato il ruolo direttamente ‘creativo’ dello Spirito nel
mondo, seguendo ad esempio la teoria protocristiana del logos
spermatikós. Grandi passi in avanti in
questo senso furono compiuti dal Concilio Vaticano II. Nella Gaudium
et Spes si legittimava il ‘principio
di eresia’, si ponevano le premesse per rendere relativa la Chiesa.
“
MAURIZIO SILVANI:
“ Visto che non mancano idee ben
fondate, anche teologicamente, perché non si rendono pubbliche delle
tesi alternative ? “
MICHELA MURGIA: “
Vista la situazione in cui riversa la Chiesa e la rigidezza della
gerarchia è meglio non cercare lo scontro frontale. Trovo molto
meglio fare come padre Enzo Bianchi, che semina con pazienza. Trovo
anche adeguata la strategia di Don Ciotti, che ad esempio provocò l’
establishment cattolico distribuendo preservativi e siringhe pulite
tra i tossicodipendenti a Torino. Lui, il ‘Gruppo Abele’,
‘Libera’ fanno un ottimo lavoro di base, di testimonianza
cristiana, in loco, nel concreto, senza proclami generali. Va detto
che Don Ciotti non è inserito in nessuna parrocchia e lavora al di
fuori di qualunque controllo gerarchico. Ha dunque meno vincoli, ma
anche pochissima copertura. “
FAUSTO ROMANATO:
“ Ma che futuro ha il Cattolicesimo,
messo così com’ è ? “
MICHELA MURGIA: “
L’ unica nostra chance consiste in un ritorno alla sostanza del
Cristianesimo. Ma la realtà attuale della Chiesa si para davanti,
affinché non si vada in quella direzione. Si nota ad esempio la
predilezione per il ‘dialogo’ con gli ‘atei devoti’ o
comunque comodi ( vedi Cacciari, Magris, Ferrara ). Alcuni dei quali
addirittura si trovano a loro agio nel dirsi non cristiani ma
cattolici. Il confronto con loro è molto gradito all’
establishment papalino. E la cosa si spiega benissimo. La dialettica
tra l’ ateo ed il prelato conferma entrambi nelle loro convinzioni
e funziona come un meccanismo di autolegittimazione. Il prelato
disdegna invece il dialogo con i cattolici critici… perché allora
dovrebbe mettersi in discussione. “
FRANCESCA
RAMPOLDI: “ Ma che passi concreti
andrebbero fatti a suo avviso ? “
MICHELA MURGIA: “
La chiave di tutto è la formazione laicale. La Chiesa dovrebbe
occuparsene come della prima di tutte le incombenze. Non lo fa, anzi
scoraggia esperienze laicali troppo ricche. Dal canto suo il laicato
di base sta facendo resistenza e sta cercando di ‘fare rete’, di
costruire un tessuto di interconnessioni al di fuori dell’
attività parrocchiale. Voci come la mia, molto critiche, trovano una
certa protezione da parte di istituzioni come gli Antoniani de “Il
messaggero di S. Antonio”, oppure da parte del Coordinamento delle
Teologhe Italiane. Ma la situazione è nel suo insieme parecchio
brutta. Nulla garantisce una via d’ uscita positiva.
Personalmente vedo
due gravi pericoli all’ orizzonte per la Chiesa in Italia, o
meglio, due gravi scenari: a ) La prospettiva francese, ovvero la
scristianizzazione progressiva ed inarrestabile della società, con
una Chiesa sempre più marginalizzata; oppure b ) L’ esplosione, la
proliferazione di esperienze settarie, carismatiche, non critiche
(esperienze che offrono protezione ai credenti frastornati al prezzo
di un dogmatismo becero). “
MILENA TOMBOLINI:
“ La sua diagnosi è lucidamente
impietosa. Mi lasci però toccare un altro tema. La Chiesa italiana
ha sempre fatto campagna elettorale per Berlusconi. E si è anche
capito per quali interessi di bottega. Visto che questo è lampante e
che si tratta di qualcosa di grave, non le è mai venuto in mente di
sfidare apertamente l’ establishment della Chiesa ? Perché non lo
sfida
su tutto il fronte ?
“
MICHELA MURGIA: “
Perché perderei il mio mondo di relazione. Una rottura esplicita e
radicale mi porterebbe a costituire una Chiesina tutta mia, ad hoc. A
che pro ? Sarebbe fortissimo il rischio di fare un’ esperienza
ecclesiale solo mia. E poi questo non corrisponderebbe al mio modo di
essere. Non voglio salvarmi da sola “.
RENZA ZENNARO: “
Trovo molto bella questa posizione. Dobbiamo tener ferma la
distinzione tra proclama e testimonianza. Il vero cristiano è
chiamato alla testimonianza, mettendo in gioco se stesso. “
MICHELA MURGIA: “
Tra me e la Chiesa non c’ è cesura. E non voglio che cesura ci
sia. Tra l’ altro capita che il lavoro sotterraneo dei cattolici
critici dia dei frutti anche in alto. Ad esempio, nell’ enciclica
“Mulieri dignitate”, Giovanni Paolo II dovette recepire molte
posizioni delle teologhe.
EVA LANZI: “
Ma sono davvero così stretti gli spazi per esprimersi ? Ad esempio,
perché non sorge un dibattito tra i teologi, a partire dai loro
luoghi di studio e di ricerca ? E qual’ il ruolo dei teologi in
Italia ? “
MICHELA MURGIA:
“ C’è una netta differenza tra la
Germania e l’ Italia. In Germania le facoltà teologiche sono
pubbliche, anche se le Chiese dicono la loro nella scelta dei
docenti. In Italia le facoltà teologiche sono tutte sotto il
controllo pontificio. In Italia il sistema è del tutto
irreggimentato. Chi critica troppo perde il posto di insegnamento. E
tantissime voci di una religiosità ricca, voci che sono alla
ricerca, sono state emarginate. Un nome su tutti: Adriana Zarri, che
è stata fondamentale per la mia formazione. Lei, una teologa di
prima grandezza, viveva ai margini, povera in canna, ospite negli
ultimi anni, di una comunità di ex tossicodipendenti. Lei
rappresentava la linea profetica nella e della Chiesa. Ed il destino
dei profeti sembra proprio quello di essere inascoltati. Ma guai a
demordere. Un ‘asilo’ per rigenerarsi, per purificarsi, è anche
la comunità di Bose, creata da padre Enzo Bianchi.
L´importante è non
abdicare al pensiero unico nella Chiesa, al pensiero autoritario che,
pizzicando una citazione dalla Scrittura, usa tanto spesso la
frase-grimaldello “ sta scritto che…”. Frase diabolica !! Se
per un caso assai improbabile, un giorno, diventassi vescovo, allora
metterei nello stemma il motto “ ma sta scritto anche…”.
PROTOCOLLO A CURA
DI BEPPE VANDAI
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