La “fase di mezzo“
, così la potremmo chiamare, nel processo di sviluppo della
borghesia, che identifichiamo nel periodo dell’AR, e che ho
piazzato nella casella n°4, va così specificata e studiata:
a ) dialettica tra i
ceti all’ interno della costruzione statale classica dell’ AR,
Un elemento decisivo
è il passaggio dalla identificazione di ogni individuo nel suo ceto
o nella località o comunità a cui appartiene alla identificazione
nel semplice essere cittadino. Questo passaggio coincide nella
formazione e maturazione della terzietà dello stato. In Europa tale
passaggio ha luogo dopo il deflagrare dei conflitti interreligiosi e
delle le guerre di religione. La terzietà è un bene che matura
assieme alla tolleranza. Il secolo in cui si ebbe questa attraversata
del deserto è il ‘600.
Un passaggio
successivo si avrà nel ‘700, con l’ illuminismo e con l’
assolutismo illuminato.
Questo processo ha
avuto due facce: dal lato dei sudditi e dei borghesi la voglia di
neutralità e di correttezza che investiva l’ istituzione centrale
e statale ( anche e non da ultimo con la richiesta di Mitbestimmung
in materia fiscale ), dal lato dei regnanti la scoperta che la
potenza dipendeva anche dal consenso, dall´efficienza, dalla
giustizia che andava garantita ai sudditi.
Le istituzioni
cetuali fecero da primo collettore della dialettica tra governo e
borghesia, tra centro e periferia. Poi mostrarono esse stesse la
corda.
Va studiata anche la
fase del mercantilismo.
Nota a margine: la
borghesia italiana, anche quella lombarda, non è mai stata
abbastanza attrezzata a ‘farsi stato’. Lo si è visto anche nella
crisi italiana dopo il crinale del 1990. È una borghesia incapace di
egemonia.
* * *
In Francia, regnante
Enrico III (1574-89) esistevano 60.000 ufficiali statali, i quali
appartenevano al 3° Stato, anzi ne erano la parte prevalente e più
influente. Molto diffuso era l’ istituto della venalità dell’
ufficio da questi tenuto. Non solo. Gli uffici divennero anche
ereditari. Ogni anno i detentori dell’ ufficio pagavano una tassa (
la paulette ).
La venalità delle
cariche era naturalmente gradita sia dal re che dagli ufficiali che
le detenevano.
A ciò si opponeva
soprattutto la nobiltà, che sottolineava come la venalità sminuisse
grandemente il potere e l’ autorità regie. Con i nobili era pure
il popolo.
Molti ugonotti
militavano nelle file dei politiques, che sostenevano l’ idea di
una monarchia assoluta ma temperata dalle leggi, rispettosa della
giustizia e delle leggi fondamentali ( del patto fondante tra re e
popolo, della delega data da quest’ultimo al primo ). I cattolici
invece teorizzavano una monarchia assoluta, instaurata per decisone
divina, che risponde solo a Dio. Questi volevano anche che i decreti
del Concilio Tridentino diventassero legge anche in Francia.
Nessun commento:
Posta un commento