CONFERENZA del
Prof.
A. von Bogdandy del 13 dicembre 2013
AUFBRUCH
IN DIE EURO-UNION
(
Mettersi in cammino verso l’ unione della zona-euro )
Non ci
si può ritenere soddisfatti della gestione della crisi dell’ euro
da parte della Germania.
Al
punto in cui siamo, riflettendo sulla crisi, tre dati emergono
chiaramente: la gestione politico-economica della crisi è stata
deficitaria, la crisi non è affatto passata, è necessaria una
riforma di tipo costituzionale.
Quali
e quanti sono gli scenari di questa crisi ?
A ) La
crisi bancaria e del credito all’ economia continua,
B ) La
crisi dei debiti pubblici prosegue, ed in alcuni casi si è acuita a
causa di (A ),
C ) La
crisi di competitività di alcune economie prosegue, ad esempio in
Italia
[
dove, rispetto a prima del suo acuirsi la produzione automobilistica
e degli elettrodomestici si è grosso modo dimezzata ],
D ) A
livello sociale: nei Paesi del Sud Europa la disoccupazione è
fortemente cresciuta. Un’ intera generazione ( i giovani ) è
defraudata di chance di lavoro e di vita .
E ) Il
quadro politico in alcuni paesi è labile o bloccato. Crescono i
populismi. Si rafforzano forze politiche irrazionali, che rifiutano
qualsiasi compromesso (vedi in Italia il Movimento5Stelle ).
Siamo
di fronte ad un’ alternativa secca: o si va avanti o si ritorna
indietro. L’ idea di star fermi ad aspettare gli eventi è solo una
pericolosa illusione.
Il
tornare indietro è ancora più costoso e gravido di pericoli che
osare andare avanti. Che sia così lo si capisce in fretta:
a ) Il
tornare sui propri passi sarebbe molto costoso, complicato e
laborioso.
La
riconversione nazionale dei mercati sarebbe un’ impresa costosa e
rischiosa. I mercati interni non compenserebbero il regredire delle
connessioni intercomunitarie. I debiti contratti in Euro diverrebbero
pesantissimi una volta ricalcolati in monete più deboli.
b ) Ai
costi economici e alle difficoltà tecniche si aggiungerebbe un costo
politico altrettanto alto. Inizierebbe un processo di divaricazione
tra le nazioni e gli stati, con grave pericolo per l’ intera UE.
Reciproche radicalizzazioni troverebbero un fertile brodo di cultura.
Una
visione razionale, al contrario, consiglia di battere la strada dell’
avanzamento nel processo di integrazione.
Come
articolare questo progetto? Su quali fronti agire?
1 ) I
creditori debbono almeno in parte farsi carico, dove necessario,
dell’ alleggerimento dei debiti. Realizzare l’ unione bancaria.
Con l’
introduzione dell’ euro la auto-responsabilizzazione in alcuni
paesi non ha funzionato. Ad esempio in Grecia si sono rapidamente
accumulati debiti insostenibili. In Irlanda e Spagna c’ è stata
un’ enorme bolla immobiliare, facilitata da interessi bassi e da un
forte afflusso e drenaggio di capitali. Molte banche europee sono
zavorrate da crediti dubbi, parzialmente o totalmente inesigibili.
Perciò prestano poco e a condizioni pesanti. Non c’ è alternativa
ad un’ efficace unione bancaria, dotata di un’ autorità di
controllo efficace, dotata di fondi messi dalle banche stesse in un
paniere comune. Dotata di un’ autorità in grado di decidere quali
banche ristrutturare e quali chiudere, di decidere come distribuire
il fardello dei crediti inesigibili. Serve un istituto che possa
mettere in pratica le proprie decisioni nel giro di poche ore,
prendendo alla sprovvista gli investitori e i mercati.
Nel
medio periodo è poi necessario arrivare ad un
governo-economico-europeo.
2 )
Più solidarietà. Migliori meccanismi
di intervento.
Dove è
raggiunta la soglia a partire dalla quale non è più giusto
pretendere che un paese risolva i propri problemi con le proprie
forze ed invece deve scattare il principio della solidarietà? Quella
soglia è superata laddove elementari chance di vita sono minacciate.
Se ad esempio non sono più garantite certe terapie mediche, oppure
se la disoccupazione pauperizza intere classi sociali o intere zone o
se l’ accesso al mercato del lavoro è di fatto negato ai giovani.
I tedeschi non devono dimenticare di essere, oltre che cittadini del
loro stato, anche cittadini europei. Dovrebbero anche aver presente
quel che accadde negli periodo 1930-1933, allorché il cancelliere
von Brüning praticò una politica economica di forte austerità che
provocò una disoccupazione di massa, che a sua volta favorì l’
ascesa di Hitler al potere.
Ad una
forte destabilizzazione economica segue spesso la destabilizzazione
politica. Non è più un esercizio astratto pensare in questi
termini, per vaste zone dell’ Europa.
Non c’
è altra via che mettersi sulla strada di trasferimenti di risorse,
ad esempio sotto forma di sussidi di disoccupazione, stabiliti
secondo criteri comuni e da integrare a quelli già esistenti, ma
certamente in grado di funzionare come buoni ammortizzatori sociali.
Tra l´altro, togliendo lo spettro della disperazione, è possibile
avviare i necessari processi di razionalizzazione dei mercati del
lavoro e delle economie in crisi.
Come
ben si vede, per i paesi che metteranno a disposizione risorse, si
intrecciano sia motivi altruistici che il proprio interesse.
3 )
Più democrazia e più stato di diritto.
Troppe
decisioni sono state prese e troppi meccanismi di intervento nella
crisi dell’ euro sono stati presi senza una vera legittimazione
democratica. Il potere discrezionale del consiglio europeo (la
riunione dei capi di governo) è esagerato. Le sue decisioni sono
spesso affrettate, mal meditate. Le competenze andrebbero invece in
gran parte trasferite, ad esempio, ad un organismo comunitario per la
gestione dell’ economia, eletto e legittimato dal parlamento
europeo, integrando anche i parlamenti nazionali così da dargli
maggiore efficacia ed operatività.
Allargando
l’ orizzonte all’ intera UE, si sa che in alcuni paesi gli
standard democratici lasciano a desiderare. Ma anche in Italia la
crisi cronica della giustizia non è solo un problema giuridico e di
equità, ma ha anche un pesante costo economico (meno investimenti
interni ed esteri, dilagare della corruzione e del parassitismo
economico). Vanno a tutti i costi introdotti e garantiti degli
standard europei. Ciò significa poter ingerire nelle legislazioni e
nelle strutture nazionali.
In
ogni caso, qualsiasi istituto o qualsiasi legislazione saranno
introdotti, devono essere legittimati democraticamente nel contesto
europeo.
4 )
Assicurare alcuni beni comuni europei.
Storicamente
la costruzione europea ha garantito beni comuni di primaria
importanza come la pace, il mercato interno, standard per la difesa
dell’ ambiente. A questi si è aggiunta, per alcuni paesi, la
moneta unica. Anche questa è un bene comune, che va difeso e reso
stabile.
Ma
come realizzare questo programma di avanzamento verso una maggiore
integrazione?
Finora
si è proceduto su una strada pericolosa: senza una costituzione
europea, con interventi ad hoc tipici di legislazioni di emergenza.
Basti pensare all’ invenzione della cosiddetta troika (di cui fanno
parte rappresentanti della BCE, della Commissione Europea e del Fondo
Monetario Internazionale): una commissione costruita in fretta e
furia, senza chiedersi, sulla base del diritto dell’ UE, quale
legittimazione abbia e a quale istituto debba in definitiva
rispondere. Un altro esempio: il Meccanismo Europeo di
Stabilizzazione (ESM) non appoggia la sua legittimità su nessun
trattato europeo finora stipulato. Lo si voleva fare, ma la Gran
Bretagna si è opposta, per un puro calcolo di bottega elettorale.
Così
non va. La gestione ed il superamento della crisi economica europea
deve appoggiarsi sui vecchi trattati, anzi avrebbe bisogno di un
nuovo patto. Le istituzioni deputate a farlo debbono esservi
concepite e costituite. Le misure da loro prese debbono rispettarne
il dettato e la natura. Il loro modo di procedere anche.
Di
certo si deve passare, nelle istituzioni decisionali europee, dal
principio dell’ unanimità a quello della maggioranza qualificata.
Altrimenti si va incontro alla paralisi o ci si vota all’inefficacia.
Un tale passaggio va di certo legittimato democraticamente.
Va
conclusa la fase delle misure e degli istituti di emergenza, passando
a stringere un nuovo patto europeo
che faccia tesoro degli errori compiuti e dell’ esperienza
accumulata.
A
cura di Volta La Carta!!
Heidelberg,
18 / 12 / 2013
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