SINTESI RAGIONATA
di Problemi
di struttura dell’ assolutismo europeo,
di Gerhard ÖSTREICH
Tesi di RANKE: Il
“motore“ dell’ assolutismo fu il problema della guerra. Con esso gli stati
sentirono la necessità
a ) di dotarsi di
eserciti regolari e di flotte nazionali,
b ) di una solida
e fedele burocrazia (inizialmente, soprattutto per finanziarsi ).
Nella tradizione
storiografica ottocentesca e della prima metà inizio del ‘900 prevalse uno
‘sguardo dall’ alto’ sul processo di formazione del’ assolutismo. Ci si occupò
infatti soprattutto di formazione delle nuove istituzioni statali, dell’
amministrazione, del mercantilismo, della politica estera e militare e dell’
assoggettamento della Chiesa ( o, meglio, delle Chiese ).
La tesi di Ranke
va integrata e relativizzata perché non si deve credere che le cose siano
andate, per le monarchie europee subito, per il verso giusto. Ci fu una grande dialettica
tra centro e periferia ed un logorante, lungo ed indefesso processo di imbrigliamento
delle istanze locali e delle resistenze da parte dell’ aristocrazia di origina
feudale.
Questo aspetto
non va mai dimenticato. La posta in gioco e quel che avvenne, dove avvenne, consistette
in un cambiamento di paradigma e un mutamento di struttura da un mondo feudale
ad uno moderno. [ Il grande ‘padre spirituale’ degli studi storici sul
tema passaggio dal ME all’ EM fu Max WEBER ].
Östreich sottolinea
la necessità di uno ‘sguardo dal basso’, cioè uno studio dei ceti, delle
istituzioni locali ( comuni, province, regioni ), dei parlamenti nazionali o
regionali.
In ogni caso va ribadito quanto scoperto negli
studi degli ultimi 70 anni: la classe dominante nella società e negli
stati assolutistici fu la nobiltà ( il mondo nobiliare dell’ antica
Europa ).
Le resistenze e
la forte autonomia dei ceti e dell’ elemento locale e particolare furono
fortissimi, persino in Francia ( che passa per la nazione per eccellenza dell’
assolutismo ).
La resistenza si
concentrò sulla difesa del diritto consuetudinario, di matrice feudale.
La penetrazione
del comando centrale verso la base della piramide e nelel regioni su assai
difficile e rimase per lungo tempo incompleta.
Solo con l’
assolutismo illuminato del ‘700 si può parlare di uno stato veramente
centralizzato. La sua piena realizzazione data addirittura nell’ ‘800. Non
dobbiamo pensare agli stati dell’ Ancien Règime in cui ‘funzionasse’ un’ unica
delega dall’ alto della sovranità e della legittimità funzionale di ogni
organismo istituzionale.
Permangono un
DUALISMO e una DISOMEOGENEITÁ dei poteri ( e quindi delle istanze giuridiche e
di governo ). Forte o fortissima era l’ azione autonoma dei ceti, delle
signorie locali e delle corporazioni.
I tre ambiti in
cui si esercitava questa autonomia erano:
·
la
signoria giurisdizionale ( terriera e personale ),
·
il
diritto di patronato,
·
il
potere di polizia.
La monarchia non
delegittimò gli antichi poteri e privilegi, cercò piuttosto di sovrapporvisi
poco alla volta.
I tre ambiti ( o,
se si vuole, livelli ) in cui procedette la modernizzazione della società e
dello stato furono:
a ) la
centralizzazione,
b ) la
istituzionalizzazione, e quindi anche separazione, delle funzioni,
c ) il
disciplinamento sociale e la razionalizzazione delle forme di vita ( che
coinvolse lo stato stesso, la società civile e la famiglia ).
Al posto del
rapporto fiduciario, personale e diretto, su cui si basava l’ intera
impalcatura feudale si fa largo poco alla volte il rapporto di comando-obbedienza
legittimato da un’ unica istanza centrale. Si tratta ovviamente di un rapporto
più astratto, per nulla diretto, non più immediatamente biunivoco ma
mono-plurale. Pertanto la funzione e la competenza del comando doveva essere
ben chiara e ben formalizzata. Il comando doveva ovviamente essere valido e
vincolante per tutti e si doveva instaurare un rapporto di riconoscimento
contrattuale universale.
Il momento-chiave
da questo punto di vista furono le guerre di religione. In quel periodo di
paura, si diffidenza, di angoscia, in cui le basi stesse della convivenza
furono in pericolo, si dissolsero antichi legami di solidarietà e di fiducia e
si dovettero ridefinire i punti di riferimento identitari.
A fornire la
soluzione furono i cosiddetti politiques ( vedi Bodin, Grozio o anche Hobbes ).
La loro mossa strategica fu quella di de-confessionalizzare lo stato, di
ridurre l’ influenza dei teologi e dei modelli che integravano società umana e
società divina, città dell’ uomo e città di Dio. Lo stato divenne l’
elemento-chiave per la pacificazione e per la mediazione. Così esso assunse il
tratto della terzietà. Fu l’ inizio di una forte secolarizzazione.
In tutti gli
ambiti lo stato mirava a trasformare i membri dei differenti ceti e delle differenti
regioni in sudditi di un unico potere ( quello monarchico, che sarà al base per
formare i futuri cittadini di uno stato democratico monarchico-costituzionale o
repubblicano ).
La prima
premessa, e l’ ambito in cui si ottennero i primi importanti risultati, fu
quello del DISCIPLINAMENTO e dell’ AUTODISCIPLINAMENTO della popolazione.
Disciplinamento
che avvenne soprattutto mediante la Chiesa, lo Stato (esercito, scuole ecc.) e
istituzioni comunali.
Visto che si sono
allentato o dissolti un legame ed un controllo di tipo personale (
fiducia-protezione-servizio) ed il legame sociale deve ora essere più astratto
e universale, occorre un collante identitario e ideologico più profondo,
radicato nella coscienza dell’ individuo.
Tolta di mezzo la
mediatizzazione del potere e del controllo, i sudditi vanno formati mediante
una diffusa pedagogia di massa. La regolamentazione del modo di vita, l’ ascesi
di vita balzano in primo piano.
Heidelberg, maggio 2013
Beppe Vandai
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